Per la giungla delle aziende municipalizzate ci vuole l’accetta

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angelo
Ancora due esempi di come il vero problema dell’Italia sia la finanza locale

Ancora due piccoli, ma significativi, esempi del perché l’Italia che non riesce a ripartire: riguardano la finanza locale.
Un buco nero di debiti milionari (se non miliardari), municipalizzate decotte se non al limite del fallimento, zone grigie tra finanza pubblica e malaffare, assunzioni e consulenze ad amici, parenti eccetera: esempio classico di una finanza pubblica intesa come mezzo per conquistare consenso e prebende, anziché come servizio pubblico.
Ecco i due esempi: riguardano le due più grandi città italiane.

A Milano (o meglio in Lombardia) la Regione ha prolungato la convenzione con Trenord (altro bell’esempio di inciucio pubblico tra Ferrovie Nord e Trenitalia) fino al 2060: in modo da garantirsi posti sicuri per sè, e per i propri figli. Ebbene, già dieci anni fa l’Unione Europea (che non sempre fa dell’inutile burocrazia) aveva stabilito che i trasporti pubblici avrebbero dovuto essere messi a gara alla scadenza delle convenzioni: ecco la risposta della politica locale italiana.
A Roma è ormai sotto gli occhi di tutti lo sfacelo della linea Roma-Ostia (una metropolitana regionale che serve tutto il litorale romano): treni da modernariato ferroviario, con indici di affollamento da terzo mondo, corse soppresse nelle ore di punta con ritardi di mezz’ora…
Il servizio (!) viene garantito dal consorzio che gestisce tutte le linee suburbane di Roma (ovviamente di proprietà del Comune di Roma). Si potrebbe obiettare: ma chi potrebbe mai avere interesse a gestire una simile impresa? Invece adesso scopriamo che già due volte un consorzio formato da Ratp (la società della metro di Parigi) e Ansaldo ha presentato un’offerta per gestire in proprio la linea. Logica vorrebbe che fosse accettata al volo (tanto più che il servizio è in perdita) e invece la proposta è stata lasciata cadere nel vuoto: perché, dovremmo chiederci.
Inutile continuare a sostenere che la situazione è senza vie d’uscita: stabilire che questi servizi debbano obbligatoriamente essere messi a gara entro un certo periodo, che le finte spa “municipalizzate” con un solo cliente, il comune stesso, debbano essere accorpate al comune, che tutto debba essere gestito con criteri di semplicità e trasparenza non richiede tempo e costi: basta la volontà di tagliare questa giungla che è la base del potere locale. Chi avrà il coraggio di fare quello che Libertates chiede da sempre

Guidoriccio da Fogliano

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