Quando si parla del problema Ucraina occorre anche guardare ai numeri e ai dati economici
Si sta parlando (anche su Libertaters) molto di Ucraina: chi (speriamo la maggior parte) difende le scelte del governo ucraino che lotta per mantenere l’unità del Paese e il suo diritto di scegliere il proprio futuro e chi (se pure in maniera più sommessa ed obliqua) vede in Putin il campione dei valori tradizionali, dei diritti dei propri concittadini.
Ma ci permettiamo di far notare un qualcosa sinora messo in evidenza da pochissimi se non da nessuno: al di la delle valutazioni morali o ideologiche esiste anche (e purtroppo vorremmo dire) la logica fredda e razionale dei numeri e dell’economia.
Qualche statistica riguardante l’Ucraina:
- essa ricava il 25% del proprio Pil dalle esportazione che avvengono per circa la metà verso la Russia. Ciò significa che un blocco delle esportazioni verso la Russia rappresenta una perdita del 12,5% del Pil: un autentico crollo
- l’Ucraina non ha risorse energetiche e ne riceve per la totalità dalla Russia
- il turismo è fondato quasi esclusivamente (per il 90%) su turisti russi ospitati sulle rive del Mar Nero
- il traffico internazionale nei porti ucraini è esclusivamente formato da merci in transito da o per la Russia
- l’industria a vent’anni dall’indipendenza è rimasta quella di allora, legata a standard di qualità, tipologia di prodotti e manufatti tipicamente sovietici: non ha nessuna possibilità di esportazione sui mercati occidentali
- la corruzione dilaga ovunque
A fronte di questa situazione ci viene un dubbio e una paura: che tutte queste dichiarazioni di aiuto e di assistenza siano più utili a tacitare la propria coscienza e a salvare la propria immagine ma che non siano di nessun aiuto all’Ucraina.
Un programma di aiuti (non solo economici) all’Ucraina può essere senza dubbio molto costoso per tutti noi: basti pensare quanto sia costata alla Germania occidentale la riunificazione con la Germania dell’est: ma è un costo che andrebbe sopportato sia per motivi ideologici (aiutare un Paese europeo come l’Ucraina a diventare davvero indipendente) sia per motivi economici (avere un partner affidabile e in buona salute economica è sempre meglio che un Paese eternamente bisognoso di aiuti a fondo perduto).
Altrimenti c’è da temere che la soluzione della crisi sia inevitabile: tante belle parole, ma un lento, progressivo ma inesorabile scivolamento dell’Ucraina nell’orbita (per lo meno economica) russa.
Un Paese conquistato da Putin non con i cannoni, ma con il burro…
<em>Angelo Gazzaniga</em>