Atac: passata la crisi non se ne parla più ma i problemi restano, eccome e non si fa nulla per risolverli
Sono emersi ultimamente alcuni dati sulla situazione dell’Atac:
- un autista romano lavora circa 700 ore all’anno contro le 1300 di uni di Milano e le 850 di uno di Napoli!
- L’Atac incassa il 35% di quanto incassato dall’Atm di Milano
- I suoi dirigenti guadagnano 350.000 euro all’anno
- Su 11900 dipendenti i controllori sono solo 300 e il 40% dei passeggeri viaggia senza biglietto
- Il 40% del parco veicoli (900 mezzi su 2300) è fermo per mancanza di ricambi
- Negli ultimi sei mesi sono andati a fuoco 10 mezzi e i chilometri percorsi sono passati dai 206 del 2009 ai 157 milioni del 2013 (e la situazione è ulteriormente peggiorata)
Sono dati inequivocabili: l’azienda è fallita, a meno di ricorrere a sostanziosi conferimenti di denaro pubblico (ovviamente sottratto ad altri bisogni) con il solo scopo di tappare la voragine; ma questo non risolve nulla: l’azienda continuerà a perdere offrendo contemporaneamente un servizio scandaloso.
Sono decenni che si susseguono fusioni, scorpori, iniezioni di capitale pubblico, proclami altisonanti per l’Atac, ma il problema non cambia.
Ora si promette la ricerca di un partner privato per il 49% dell’ Atac: ma chi sarà mai disposto a investire capitali senza poter decidere, lasciando il potere nelle mani di un Comune così inefficiente? Azzeccata la battuta di Rutelli: “solo un emiro sotto stupefacenti potrebbe farlo”!
Il vero problema non risiede tanto nell’azienda trasporti romana: è in tutto il sistema del trasporto pubblico italiano. Mancanza di concorrenza, di trasparenza, di qualsivoglia competizione; società di diritto privato (sono quasi tutte società per azioni) di proprietà di un unico ente (il comune) che forniscono servizi a un unico ente (il comune stesso) che utilizzano questa forma societaria per non sottostare ai controlli e ai vincoli delle società pubbliche.
In Italia tuttora (nonostante una normativa UE del 2009) i servizi non vengono messi a gara, né sono affidati a società controllate o certificate da terzi, ma si continua a gestire il servizio praticamente in proprio da parte dei comuni, con un occhio di riguardo per gli interessi elettorali, gli affari più o meno puliti delle lobby elettorali o del sottobosco politico, i favori ad amici e soci di corrente…
E i risultati si vedono
Occorrerebbe semplicemente quello che chiede da sempre Libertates: servizi affidati in seguito a gara ad aziende indipendenti con i comuni che si occupano solamente di stilare i bandi, dare le regole e controllare che vangano rispettate; trasparenza e responsabilità di chi fornisce il servizio (se sgarra, paga).
Ne guadagnerebbero tutti: dai cittadini agli enti locali, tranne quel sottobosco affaristico che ruota attorno agli enti pubblici locali e che è uno dei maggiori freni allo sviluppo di un Italia moderna ed efficiente
A quando questa riforma?
Guidoriccio da Fogliano