La notizia e’ dell’altro ieri: i medici francesi aprono all’eutanasia, il Presidente Hollande vuole una legge entro l’estate. Un fatto destinato a rallegrare i numerosi fautori della ‘ morte dolce’ anche in Italia e a sconvolgere coloro che invece ritengono omicidio il fermare la vita umana prima del momento destinato, sia la propria e ancor piu’ quella degli altri. E’ in gioco, anche in questo caso la liberta’ di scegliere o peggio di decidere per altri sopra il mistero centrale della nostra vita, che si accompagna all’altro altrettanto fatale della nascita.
A torto o a ragione molti di noi ritengono di saper tutelare o preservare la liberta’ altrui, come di essere i depositari di verita’ definitive. Allorche’ Beppino Englaro, il padre di Eluana, compare nei dibattiti in Tv o sui giornali, simpatia e comprensione invadono gli animi di molti , muovono alla pieta’ per il suo dolore e alla convinzione che sia lecito, anzi legittimo, decidere quando staccare la spina a fronte di un coma irreversibile o ritenuto tale. La certezza puo’ venir ribaltata da casi straordinari che la vita sa riservare. Un fatto esemplare, quanto eloquente, e’ di recente capitato a me e a un gruppo di conoscenti. Ospite in Francia da amici, il sabato sera ci siamo spinti in cima a una collina nella proprieta’ sontuosa di un finanziere internazionale. Si e’ parlato di crisi e di mercati ingannevoli come succede ormai in tante serate. Dopo una mezz’ora dal nostro arrivo, e’ comparsa una graziosa signora, il tipico esempio di parigina raffinata, voce bassa e autorevole, senza eccessi nel portamento ne’ guaine adescanti nel vestire. Solo un poco pallida, ma decisa, cortese, agiva da perfetta padrona di casa. A tavola qualche accenno al marito di cui ignoravamo l’esistenza, allusioni a fisioterapie e al tempo che lui trascorreva al computer. Nulla di strano, salvo qualche occhiata guardinga del padrone di casa che non smetteva di vaticinare il nostro fragile futuro economico. All’improvviso, sul finire della cena, la signora si alzo’ scusandosi di lasciarci per telefonate urgenti, in un altro salotto. Solo allora abbiamo capito fino a che punto la vita sappia sorprendere e travolgere ogni verita’ assoluta e decisione irreversibile come il verdetto della vita altrui. Questa e’ una storia vera, non materiale da fantascienza o film horror. Il miglior amico del finanziere, un gioviale quarantenne, 20 anni fa aveva subito un gravissimo incidente ed era entrato in coma irreversibile, tale era rimasto da allora, immobile a letto, un ‘vegetale’ alimentato artificialmente . La graziosa moglie si era rifatta una vita al fianco del noto finanziere e gran viaggiatore, accompagnandolo nei giri intorno al mondo, senza troppo trascurare il marito e le infinite quanto inutili cure che i medici stabilivano di continuo. Almeno fino a qualche mese fa quando, contro ogni aspettativa, il marito un giorno si e’ risvegliato, scovolgendo qualsiasi calcolo e previsione. In 20 anni non solo era mutato lui nell’aspetto e nel fisico, ma si erano trasformati l’intera societa’, l’universo, era cambiato un secolo; la globalizzazione, i paesi emergenti, le crisi economiche, le tecnologie, ogni cosa era diversa da cio’ che conosceva, web, computer , cellulari compresi. L’uomo ha ripreso una vita abbastanza regolare tra fisioterapie, alimentazione regolata, passione per la rete ed emails. ‘ Un santo’ ebbe poi a spiegare la moglie ancora confusa, ha capito la situazione’ proponendo all’amico di dividere la coniuge in questo modo: durante la settimana con lui in casa a Parigi, nel l’weekend col compagno di due decenni. Cosi’ va la vita; e’ giusto allora intervenire sulla liberta’ di vivere degli altri? Quanto e’ lecito stabilire la morte d’ un malato terminale, pur senza speranza ? E’ l’interrogativo o dubbio che da quella sera affolla le nostre menti.
Fiorella Minervino
giornalista e storica dell’arte
Infatti dovrebbe essere approvata una legge sul testamento biologico: spetta alla persona interessata, in uno stato di coscienza, decidere se e quando staccare la spina. Nessun individuo può decidere della vita o della morte di un altro
Penso sia proprio questa la risposta, ognuno deve poter scegliere per se’ finche’ e’ in grado di farlo con coscienza e liberta’ di pensiero
La vita, come la libertà e la proprietà, sono beni non disponibili a piacimento e non negoziabili. Altrimenti si potrebbe decidere di ridursi volontariamente in schiavitù, oppure immolarsi nel rogo sulla pira del marito (come in India). La verità è che la morte segna la fine della libertà di scelta, come di ogni libertà. Non si può decidere di rinunciar alla vita, alla libertà e alla proprietà
Ritengo lei abbia ragione, la morte segna la fine della liberta’ di scelta
Appunto per questo dovremmo decidere come morire quando siamo in vita e coscienti.