Legalizzare il consumo di marijuana non è solo una battaglia di libertà, ma anche un modo di creare posti di lavoro, rimpinguare le casse dello Stato e togliere un po’ di potere e di soldi alla criminalità organizzata. Ma procediamo con ordine.
Lo Stato oggi permette (giustamente) la libera vendita e il libero consumo di alcool. Questi prodotti sono (altrettanto giustamente) fortemente tassati poiché molti studi hanno evidenziato che, per i consumatori abituali (soprattutto di tabacco), vi è una probabilità più elevata di sviluppare alcune malattie. Chi fuma abitualmente per lungo tempo o consuma in modo eccessivo bevande alcoliche o superalcoliche rischia di ammalarsi più facilmente e quindi di gravare, a livello di costi, in misura maggiore rispetto ad altri sul servizio sanitario nazionale. Quindi è giusto che su certi prodotti la tassazione sia più elevata perché questa va per così dire a compensare i maggiori costi che dovrà affrontare la sanità pubblica per le cure delle malattie dovute ad alcool e tabacco.
Lo stesso Stato non consente però oggi la libera vendita e il conseguente libero consumo di marijuana con la conseguenza che il commercio di questa pianta (droga leggera) viene monopolizzato dalla malavita con l’aggravante di non essere soggetto quindi ad alcuna tassazione. Ma allora perché non permettere la libera vendita di marijuana ai maggiorenni, in negozi specializzati che rilascino regolare ricevuta fiscale? Perché non permettere il libero consumo e la libera coltivazione in casa propria o in locali appositi con il divieto di mettersi alla guida dopo aver fumato uno spinello proprio come avviene oggi per l’alcool. In questo modo le mafie perderebbero il monopolio sulla marijuana che potrebbe essere liberamente piantata e trattata, sia ai fini fiscali che commerciali, come un normale prodotto agricolo, proprio come il tabacco creando dunque posti di lavoro e maggiori entrate dello Stato.
In Olanda, in Spagna, in Canada e in sedici stati degli USA l’uso della cannabis a scopo medico è già consentito mentre in altri Paesi l’argomento è comunque al centro di accesi dibattiti sia sul piano scientifico che su quello etico. Non sarebbe il caso di dare la sveglia anche alla cara nostra Italia?
Renato Cantagalli