Il film di Sabina Guzzanti “Trattativa” conferma quanto già si sapeva ma, dopo aver sparso sospetti su tutto e tutti, sembra dimenticare proprio quella trattativa tra Scalfaro e mafia…
Il mio articolo sulla tormentata questione dei rapporti tra Stato e Mafia si è incrociato con l’uscita del film di Sabina Guzzanti dedicato alla Trattativa, cioè a un’indagine su questo intero capitolo della nostra vita sociale e politica. Avendolo visto un momento dopo, è corretto che io vada ad applicargli i criteri esposti proprio in quel mio scritto, in cui usavo le categorie della teoria dell’informazione, ridondanza o addirittura rumore opposti a una vera capacità informativa. Se devo dare subito un giudizio sul film appena uscito in base a tali criteri, direi che in esso prevalgono aspetti di ridondanza rispetto al fattore opposto. Dico subito che la regia è piacevole, con quella serie di personaggi che si presentano ad esporre, rivolti al pubblico, le varie trance di interventi di cui sono stati partecipi, e anche le ricostruzioni degli interrogatori sono efficaci, insomma, un buon voto va dato alla regia, e anche in genere alla recita degli attori, anche se la loro rassomiglianza con personaggi resi noti dai media è spesso relativa, ma questo appare come un dato esteriore, non necessario. Piuttosto, la ridondanza si incontra nel riferire alcuni episodi che si possono considerare di pubblico dominio, e che qui sono usati a scopo retorico, tanto per diffondere su tutto un clima di complotto, di oscurità, di dubbia correttezza da parte delle varie istituzioni. Personalmente non ho mai dubitato di quanto si disse per gli inizi della strepitosa ascesa economica di Berlusconi, risalente alla costruzione di Milano 2, prima ancora che di Mediaset. Molti sono convinti da tempo che per quell’impresa egli riciclasse soldi ricevuti dalla mafia, avendo come tramite il fedelissimo Dell’Utri, che d’altra parte finalmente è stato condannato. Dunque, in quel caso, se ci fu trattativa, avvenne tra un privato e quel potere occulto ma incombente. Per venire a fatti ben più vicini, credo che nessuno abbia mai pensato che l’arresto di Riina fosse dovuto a una “brillante opera delle forze pubbliche”., certamente Riina fu consegnato al comandante Mori, secondo una procedura che ha avuto tante altre applicazioni, basti pensare all’orrida stagione dei sequestri di persona, quando a un tratto si osava dire che il prigioniero si era liberato da sé, o anche qui per brillante operazione dei carabinieri. Di fatto, quell’evento fortunato significava solo che il riscatto era stato pagato. E dunque, nulla di male che allora ci fosse una trattativa per consegnare alla giustizia un capomafia come Riina, ed evidentemente quella consegna era anche accompagnata dall’accordo che la cattura dovesse avvenire “al netto dell’imballaggio”, cioè dopo aver permesso alle forze della mafia ancora in campo di sottrarre ogni documento compromettente. E dunque, è inutile stendere su tutto ciò un’aura di sospetto, di collusione o corruzione, le forze dell’ordine hanno seguito prassi consolidate, che in definitiva si giudicano dai risultati. Mi pare invece, e qui ritorno nel solco del mio articolo, che il film, dopo aver sparso sospetti a piene mani su tutto e tutti, non accenni all’unico episodio davvero “informativo”, la trattativa che ci fu davvero addirittura tra il presidente Scalfaro e chi stava dall’altra parte.
Renato Barilli