Bando alle ipocrisie
In questi ultimi tempi vediamo una fioritura di inchieste della magistratura su casi di finanziamento illecito ai partiti: dalla destra di Salvini (implicato in storie di finanziamenti occulti dalla Russia) al nuovo partito di Renzi (al centro di un giro di prestiti a dir poco oscuri…).
Ma la motivazione di tutto questo è la necessità dei partiti di finanziarsi.
Sull’onda dello sdegno e del discredito per gli scandali e le appropriazioni indebite degli ultimi anni in Parlamento è passata all’unanimità una legge che sostituiva al finanziamento pubblico dei partiti un sistema di finanziamento da parte dei privati. Finanziamento che andava dal 2xmille detratto dalle imposte pagate , alla possibilità di donazioni da parte sia di privati (con obbligo di inserimento in un registro pubblico) sia di imprese (con obbligo di approvazione da parte del consiglio di amministrazione).
Ma il finanziamento privato dei partiti non funziona perché:
- ben pochi sono i cittadini che versano spontaneamente denaro ai partiti
- obbliga i partiti a cercare per altre vie i finanziatori, offrendo in cambio aiuti e appoggi per la loro attività (il famoso “scambio di influenze”)
- i finanziamenti di società dipendono spesso non dalle loro convinzioni, ma dalle loro necessità di avere appoggi e aiuti nella macchina statale: in questo modo è avvantaggiato non chi lavora meglio, ma chi è più capace di avere relazioni con partiti e uomoni di governo (la famigerata “economia di relazioni”)
- favorisce sistemi di finanziamento opachi e trasversali. Ne è prova il proliferare di fondazioni parallele ai partiti che presentano il duplice vantaggio di ottenere finanziamenti senza troppa pubblicità (per un’azienda è sufficiente indicarlo nei bilanci) e di avere bilanci non pubblici (e quindi poco trasparenti).
Ma allora o diamo ragione a un certo populismo qualunquista considerando i partiti enti inutili, fonte di sprechi e di malversazioni, da abolire “tout court” affidandosi a una politica fatta dai singoli e magari solo su web (ma l’esperimento, seppur parziale, dei 5Stelle è finito male, con un movimento gestito da una società privata…) oppure riconosciamo che i partiti sono un elemento essenziale della politica e che vanno in qualche maniera finanziati.
Nessuno ovviamente propone di tornare al vecchio sistema di finanziamenti a pioggia senza alcun controllo, ma si potrebbe pensare a un sistema più articolato e efficiente:
- attuando, finalmente, la Costituzione ove prevede che i partiti siano enti riconosciuti e non associazioni a carattere privatistico
- assicurando ai singoli partiti un contributo proporzionale alle loro necessità di funzionamento (e quindi proporzionale al numero degli eletti)
- obbligando i singoli partiti a presentare bilanci e rendiconti dettagliati e pubblici
Solo in questo modo eviteremmo l’ipocrisia di un finanziamento ai partiti che tutti sanno esistere ma che non si vede.
Un contributo alla chiarezza e alla trasparenza di tutto il sistema politico
di Angelo Gazzaniga