Per un liberale in certi casi bisogna respingere non il contenuto di una legge, ma il fatto che si utilizzi una legge per risolvere certi problemi
Esistono leggi, o meglio proposte di legge, che un liberale non dovrebbe comunque appoggiare.
E questo indipendentemente dal contenuto, purché, naturalmente, non si configuri un reato.
Sono quelle leggi in cui uno Stato non legifera per garantire la libertà dei cittadini, o quei servizi indispensabili alla vita in comune, ma per regolamentare atteggiamenti, comportamenti o manifestazioni del pensiero.
Un esempio è quello della proposta di legge contro l’omofobia attualmente in esame.
Nessuno dovrebbe mettere in discussione il fatto che l’omofobia sia un atteggiamento fondamentalmente razzista, segno di un disprezzo per l’altro, il diverso, e quindi non degno di una persona civile (e tantomeno liberale): ma questo è un atteggiamento che andrebbe contrastato e condannato con l’esempio, la parola, la discussione, non con leggi o decreti.
In questo caso essere contro questa legge non significa essere omofobo: anzi significa essere un vero liberale convinto che certe posizioni culturali e ideologiche vadano contrastate sul piano della discussione, non delle opposte ideologie o dei divieti.
Questo ovviamente vale per tante altre leggi dello stesso stampo: essere contro le leggi sulla blasfemia non significa essere dei bestemmiatori convinti… essere contro le leggi sul divieto di propaganda fascista (o comunista) non significa essere fascisti (o comunisti)…
Per questo occorre far chiarezza: la nostra è un’opposizione di principio, non di sostanza: altrimenti si fa il gioco di chi vuole farsi schermo di idee liberali per imporre le proprie ideologia con la forza della legge: gli omofobi che dichiarano di essere contrari a questa legge in nome della libertà per non dichiarare la loro preclusione ideologica oppure chi sostiene queste proposte per opporre in nome della libertà un altro tipo di ideologia totalitaria.
Angelo Gazzaniga