Una definizione è sempre stata celebre in politica: si definisce politico chi vede lontano e fa gli interessi della nazione e politicante chi guarda a breve solo i propri interessi di partito.
Definizione quanto mai appropriata per chi in questo momento pensa (o spera) di andare ad elezioni anticipate a giugno ancora con l’attuale legge elettorale.
Questo significherebbe una nuova e (probabilmente) ancor più devastante campagna elettorale, un prolungare la vita di un governo ormai delegittimato e in carica solo per gli affari correnti almeno sino a luglio (o probabilmente sino a settembre…).
E se elezioni avessero un risultato ancora simile?
Nel frattempo la situazione economica va continuamente peggiorando:
- la crisi si prevede prolungarsi a tutto il 2013,
- le piccole e medie aziende chiudono una dopo l’altra,
- si prevedono altri 500000 disoccupati entro l’anno, i giovani non trovano lavoro (né spesso lo cercano più),
- la situazione di coloro, quarantenni o cinquantenni, che hanno perso il lavoro con cui mantenevano la famiglia e che non hanno alcuna speranza di essere riassunti si fa sempre più disperata
- la UE ha già anticipato che in caso di aggravamento della situazione italiana non interverrà se non in presenza di un governo in grado di prendere impegni..
Certo, questo può non interessare a “uomini politici” il cui stipendio è comunque garantito e i cui interessi non spaziano oltre quelli del proprio partito a cui (per inciso) devono tutto grazie a questa legge elettorale che li obbliga non nei confronti dei cittadini, ma di chi li ha messi in lista e li ha fatti eleggere.
È necessaria una nuova legge elettorale che ridia ai cittadini la possibilità di scegliere i propri candidati, eleggerli e giudicarli alla fine del mandato: quel sistema uninominale maggioritario con primarie garantite e certificate che i Comitati invano chiedono da anni (vedi il nostro “Maledetta proporzionale”).
Altrimenti la situazione potrebbe peggiorare al punto tale da accostarci sempre più alla situazione della Grecia: situazione da cui si potrebbe uscire solo con un aiuto della UE, ottenuto però non con una trattativa e una mediazione (come potrebbe fare un governo stabile e duraturo), ma attraverso imposizioni e controlli diretti forieri di sacrifici durissimi per i soliti: cioè tutti i cittadini italiani che lavorano, fanno sacrifici e si guadagnano onestamente da vivere.
Angelo Gazzaniga
Caro Angelo,
parole sempre sagge.
Ma mi sembra ormai inevitabile che pensiamo a diventare o a contribuire ad organizzare una formazione politica seria, liberale e nuova, cioè fatta da persone competenti e non compromesse con la politica passata (ahi, Giannino!), perchè in ogni modo le elezioni sono all’orizzonte – speriamo con una nuova legge elettorale – e non si può mancare ancora.
Alessandro