Le aziende partecipate degli enti locali: uno scandalo infinito (e mai rimosso)
C’erano una volta le municipalizzate: imprese create dai singoli comuni per gestire più efficacemente i servizi pubblici essenziali, trasporti urbani, gas, elettricità ecce cc
Poi, a poco a poco, si sono moltiplicate, sono arrivate ad essere circa 4700, una ogni due comuni; hanno assunto compiti sempre più strani (il comune di Bologna ha una società che fa film a Hong Kong!); hanno cambiato nome e sono diventate “partecipate”. È stato il trionfo della peggiore politica, quella del sottobosco, del piccolo cabotaggio locale, dei trombati da ricollocare, degli amici da favorire. Sono diventati dei poltronifici che spesso hanno più consiglieri d’amministrazione che dipendenti oppure il sistema per aggirare le regole della finanza pubblica: si fa una gara che vince la propria partecipata (cosa non difficile dato che gli amministratori sono gli stessi) e poi sarà la partecipata a gestire il tutto con criteri privatistici.
Contro questo andazzo c’è stata la (timida) riforma Madia che sopprimeva tutte le partecipate con un solo azionista o un solo cliente, quelle troppo piccole o sempre in perdita; riforma contro cui si sono scagliati, giustamente, i CinqueStelle durante la loro campagna elettorale auspicando misure ben più drastiche lasciando in vita solo quelle di interesse generale.
E invece cosa succede ora? Nel disegno di legge di bilancio (art 51) si afferma che “le amministrazioni sono autorizzate a non procedere all’alienazione nel caso in cui le partecipate abbiano prodotto un risultato medio in utile nel triennio precedente….”
Una sanatoria bella e buona, l’abolizione pratica della legge Madia perché è ovvio che bastano pochi trucchi contabili per far apparire in utile una partecipata.
Una prova ulteriore che la cosa più difficile in Italia non è parlare o promettere riforme: ma farle.
Sarebbe questo della riduzione delle partecipate un provvedimento non solo a costo zero, ma che porterebbe un importante contributo a quella trasparenza del sistema, semplificazione delle strutture e abolizione delle rendite parassitarie che da sempre chiede Libertates.
Ma si sa, toccare il sottobosco della politica è quanto di più pericoloso ci sia per chi guarda solo al risultato elettorale
di Angelo Gazzaniga