Un’analisi degli effetti del dopo-voto: Italia Unica di Passera potrebbe diventare il nuovo punto di riferimento del centro-destra?
C’era una volta in cui la sinistra era divisa e segnata dal dissenso. E quel c’era una volta c’è ancora, dopo il recente caso Mineo a sole poche settimane dallo schiacciante 41% delle Europee. Riassumiamo la vicenda. Il giovane Presidente del Consiglio Renzi chiede strada libera per le riforme e per il cambio di passo del Paese – tutti i cittadini lo chiedono, di tutti i colori politici – , fa rimuovere dalla commissione Affari costituzionali del Senato i senatori che si volevano mettere di traverso (Mario Mauro, Corradino Mineo e Vannino Chiti) e il Pd sembra ritornare ai tempi delle lotte intestine. Neanche il tempo di godersi la vittoria ci si domanda. Quattordici senatori si sono autosospesi dal gruppo parlamentare. E’ stata “un’epurazione delle idee non ortodosse” ed è una “palese violazione della nostra Carta fondamentale – dice uno di loro, l’ex sindaco di Brescia Paolo Corsini. Ma Renzi è forte di quel 41%. Civati ricorda l’editto bulgaro: “A volte queste cose venivano dalla Bulgaria, ma evidentemente siamo ancora più esotici”. Ora non è tempo di ricordi bulgari. Ci sono troppe riforme sul piatto: riforma elettorale e della pubblica amministrazione, quella del Senato, solo per citarne alcune. Non c’è tempo per i malumori degli esclusi.
Chi che se la passa ancora peggio è il centrodestra, diventato ora un anarchico mondo feudale fatto di piccole città stato. A quanto dicono gli elettori web del M5S l’unico grande partito di centrodestra rimasto sembra essere proprio quello grillino dopo che le votazioni online hanno portato i cinque stelle in Europa a fianco dell’eurogruppo di destra guidato dall’Ukip di Nigel Farage (ma soprattutto dopo le storiche vittorie alle comunali di Livorno e Perugia).
Forza Italia, NCD, UDC, Fratelli d’Italia e ora Italia Unica sono principati, contee, ducati – più o meno estesi – di un impero in rovina (per ora). Sarà Italia Unica a fare da collante e capace di rilanciare un centrodestra unico e coeso in grado di fronteggiare le corazzate PD, M5S? Da una parte ci sono due leader forti, Renzi e Grillo. Dall’altra un leader decaduto ma sempre in grado di lottare, Berlusconi, e nulla più. Forse nel banchiere Corrado Passera l’uomo del destino del centrodestra? Lui parla già da leader ma dice di non volerlo essere e si professa contro il partito “personale” e guarda ai moderati. Dice Passera: «Siamo alternativa ai populismi che zavorrano il Paese». Attendiamo le sue prossime mosse e la prova elettorale, soprattutto. A quella recente non è pervenuto.
Il nome del movimento non è scelto a caso, spiega Passera, perché «dentro la parola unica c’è l’amore per il nostro paese che caratterizzerà sempre, il rispetto e l’orgoglio per la specialità dell’Italia e l’unità dell’Italia. Un paese unico al mondo che vogliamo servire e far tornare a essere protagonista». E c’e anche Giulia Bongiorno nel movimento.
In che cosa ora sia unica l’Italia se lo chiedono molti italiani. Soprattutto quelli che non sono gli “unici” ad essere rimasti senza lavoro.
Nella cura shock proposta da Italia Unica, si legge sul sito web del movimento: “Non si risolleva l’Italia con interventi marginali”. “Non si batte la recessione in una delle più grandi economie del mondo con i pizzicotti o con la sola austerità. Si possono mobilitare almeno 400 miliardi che raggiungano le tasche delle imprese e dei cittadini, senza venir meno agli impegni europei sul deficit pubblico”. Speriamo in questi 400 miliardi. Il programma su dimezzamento Ires, riduzione sprechi, recupero risorse persea causa della cattiva gestione pubblica, lotta all’evasione, alleggerimento del fisco, riduzione 30% Irap, sembrano essere buone e promettenti idee per rimettere in moto il Paese.
Di recente, il 14 giugno, Passera ha presentato a Roma il suo nuovo partito. Dall’account twitter @Italia_Unica; si legge: “Grazie a tutti per questa giornata unica insieme! E stanotte tutti a tifare davanti a #ItaliaInghilterra! #iosiamo”. Non saranno populisti ma patrioti calcistici sì!
Gilbert du Motier de La Fayette