“Aspetto Emanuela che ritorni a casa per insegnarmi Chopin che non ha mai completato”
Pietro Orlandi a Silvia Toffanin
Pietro: “Si, rientra anche…”
Silvia: “Cosa diceva questa ragazzina?”
Pietro: “Ma questa ragazza era una compagna di classe delle elementari, che non frequentava l’ambiente del Vaticano, però; faceva parte del gruppo di amici del Vaticano, ma ogni tanto si rincontravano con Emanuela; lei mi ha detto, già qualche anno fa, mi disse che Emanuela, si sono incontrate un giorno; ha visto (l’ha vista, ndr) un po’ sconvolta; dice che “cosa è successo?”, Emanuela le ha detto: “Eh, niente; stavo nei giardini vaticani, una persona vicina al Papa – il termine è stato: “Ci ha provato”; adesso, decifrare, capire quel ci ha provato; io ho detto: “Ma tu intendi nel senso sessualmente?”; lei ha detto: “Io l’ho capita in quel senso; c’è qualcuno che ci ha provato”; non so se a portarla da qualche parte; lei era abbastanza sconvolta da questa cosa. E la posso comprendere; noi abbiamo vissuto in quella bolla che è il Vaticano, con una mentalità completamente ingenua (ma qui ci vorrebbe davvero Giuseppe Gagliardi, e lo proporrò a Pietro Orlandi, ndr); Emanuela sicuramente, una situazione del genere – se è vero quello che ha detto –, l’ha sconvolta sicuramente; perché, per dire una persona vicina al Papa, secondo me aveva capito benissimo chi era”.
Fermiamoci solo un attimo.
Il 2 aprile 2023, a Palazzo Ducale, Andrea Purgatori ha detto rispondendo alle domande del pubblico che la persona in questione era il Papa. Sarebbe morto il 19 luglio 2023 (sic!), probabilmente per una diagnosi errata da parte dell’ospedale che lo aveva in cura.
“Silvia: “Quindi, il grande segreto potrebbe essere proprio la pedofilia, secondo te?”
Pietro: “Ma questo – ripeto –, questo comunque è il mio pensiero, perché purtroppo non ho le prove di nulla (in realtà Pietro è costretto negli stop and go della comunicazione, a rispettare la “presunzione d’innocenza” di chi è stato santificato per corsia preferenziale, ndr); io ho sempre detto, Emanuela, sicuramente c’è un ricattato e un ricattatore in questa vicenda, e Emanuela non poteva essere l’oggetto di un ricatto molto forte, anche se era una ragazza cittadina vaticana; sicuramente secondo me, è stata messa in una condizione per creare l’oggetto di un ricatto; in questo caso, può entrare la questione della pedofilia; se qualcuno sapeva di personaggi illustri, sia all’interno del Vaticano ma anche fuori, che praticavano attività diciamo non cristiane, da lì può scattare l’idea del ricatto (ricatto a sfondo OSTPOLITIK “senza se e senza ma”, ndr); documentare quello che accade e poi ricattare”. Una breve parantesi s’impone, per la cosiddetta completezza dell’informazione: secondo l’allora giudice istruttore – un tempo si chiamava così – Mario Almerighi, a ricattare fisicamente Giovanni Paolo II con le foto della piscina di Castel Gandolfo, dove il Pontefice faceva il bagno con le suore era stato Giulio Andreotti per conto di Agostino Casaroli: Almerighi lo ha scritto insieme a Giuseppe Ferrara nel soggetto cinematografico “I banchieri di Dio” (vedere in proposito la requisitoria per l’omicidio di Roberto Calvi)
Silvia: “Io ho qui una lettera, che tu hai ricevuto: questa è assolutamente la prima volta che tu la fai vedere, e l’hai ricevuta da una persona…”.
Pietro: “Eh…, si è una persona che mi ha contattato circa poco fa poco più di un anno fa; prima, appena mi ha contattato, io cerco di ascoltarli tutti, ovviamente, si è presentato (come, ndr) una persona che diceva: “Sono convinto che Emanuela effettivamente è stata a Londra.”
Silvia: “C’è la famosa pista di Londra, dove Emanuela sembra essere rimasta ben quattordici anni, giusto?”
Pietro: “Perché sono dei fogli che sono stati trovati all’interno di una cassaforte vaticana, dove ci sono elencati (elencate, rectius, ndr) spese che il Vaticano avrebbe sostenuto per Emanuela dall’83 fino al ’97.
Silvia: “Ed era tipo mezzo miliardo di lire.”
Pietro: “Sì, e naturalmente il Vaticano ha subito detto: “No, sono fogli falsi”; non è vero, quindi non è stata più seguita; quindi, secondo me è una pista molto veritiera, soprattutto dopo aver – diciamo – esser stato contattato da questa persona che si è presentata come una persona convinta di quel fatto.”
Silvia: “E tu gli hai creduto?”
Pietro: “Certo, l’ho ascoltato e alla fine mi ha detto che effettivamente lui sa questa cosa perché è una di quelle persone che era presente li a Londra.”
Silvia: “Quindi, lui ha vissuto e parlato con Emanuela in quegli anni?”
Pietro: “Emanuela stava nell’appartamentino vicino al suo; mi ha detto, io cerco di…”
Silvia: “Ma dove a Londra? In un convento? In un convitto?”
Pietro: “No, quell’indicazione stava in quei 5 fogli famosi (la parte residuale delle 202 pagine totali del “rapporto Emanuela Orlandi” che Tarcisio Bertone promise di consegnare al dott. Giancarlo Capaldo, ma non mantenne la promessa, ndr); sarebbe stata portata in quest’ostello dei Padri Scalabriniani, e per tanto tempo si è pensato a quello; questa persona invece mi ha detto: “La struttura era quella; però loro avevano anche degli appartamentini singoli; quello che mi racconta lui, e Emanuela è stata messa in uno di questi miniappartamenti, e noi stavamo nell’appartamentino a fianco.”
Silvia: “E lui ti ha dato questa lettera (stanno parlando, Silvia e Pietro, di Marcello Neroni, ndr)
Pietro: “Si, perché io gli ho detto: “Ma come fai a sapere questa cosa?”. Dice: “Guarda, questa era una persona che era vicina ai Nar; dice, “io mi sono avvicinato a questo gruppo a fine anni Settanta, e ho conosciuto il cardinal Poletti”, e ha raccontato quello che secondo lui sarebbe successo; questa è una delle lettere che mi ha dato dell’epoca.”
Silvia: “Questa lettera è una lettera del cardinale Poletti (Ugo Poletti, presidente della Conferenza episcopale italiana, che diede il benestare alla tumulazione di Enrico De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare nel 1990, ndr).”
Pietro: “E’ una lettera data al cardinal Poletti all’ex, dell’epoca – stiamo parlando del ’93 –, l’ex segretario di Stato inglese; era anche segretario del Ministero della Difesa”.
Silvia Toffanin la legge: “Egregio dottor Cooper, la ringrazio per essersi messo a disposizione in prima persona per la risoluzione immediata del problema totalmente inaspettato e indesiderato. Come sono sicuro le sia stato spiegato dai miei collaboratori nel Regno Unito, e avrà sicuramente appreso dai giornali internazionali la signorina Emanuela Orlandi, è stata protagonista di vicende di primaria importanza nel panorama diplomatico internazionale ed è tuttora di vitale importanza che la signorina Orlandi rimanga viva e in salute, per quanto con le apostoliche sedi è chiara la visione del Vaticano nello stabilire che anche un feto all’interno del grembo materno possiede un’anima; comprendo la sua preoccupazione ed essendo coinvolto in prima persona, condivido anche parte del suo pensiero. Pertanto, accetto il suo invito a Londra informandola che partirò per il Regno Unito il giorno 24 febbraio”. Commenta Antimafia Duemila del 6 febbraio 2024, “La banda della Magliana – Durante la partecipazione al programma condotto da Toffanin, Orlandi ha fornito dettagli importanti. L’informatore (Marcello Neroni, ndr) avrebbe confessato che la ragazza non ha mai subito violenze e che la sua reclusione a Londra sarebbe stata gestita dal cardinale Poletti.
Inoltre, ha aggiunto che all’interno dell’appartamento dove Emanuela Orlandi si trovava nelle prime settimane, c’erano anche delle suore e alcuni sacerdoti. “Lui, in quanto vicino ai Nar, era molto legato alla Magliana e mi ha detto che la stessa banda era legata al cardinale Poletti. Mi ha riferito che in quegli anni organizzavano dei festini, era consuetudine. Gente della P2. Nel gennaio del 1983 ha iniziato a ricevere l’incarico di andare in determinati punti dove incontrava delle ragazzine, di 12 o 13 anni, in stato di stordimento. Il suo compito – ha spiegato Orlandi – era di consegnarle ad altre persone, di portarle da un punto all’altro con la sua auto. Succedeva
ogni mese. Si è anche vergognato di dirmi questo, era pentito, perché io gliene ho detto (dette, rectius, ndr).”
Come rivela Antimafia Duemila fondata da Giorgio Bongiovanni (che non è proprio la tazzina da tè di chi scrive), “Il giorno in cui Orlandi è stata rapita, l’ex Nar avrebbe telefonato alla sala stampa vaticana per cercare il segretario di Stato Agostino Casaroli, morto nel 1997.
“Da quando Poletti è morto – avrebbe detto l’informatore, che ora ha fatto perdere le sue tracce – di Emanuela non si è più interessato nessuno”. Nella giornata di ieri, (5 febbraio 2024, ndr) Pietro Orlandi ha condiviso un commento via social per fare alcune precisazioni riguardo alla presenza di sua sorella e sulla presunta gravidanza (la realtà è ambigua e complessa come ricordava George Soros, ndr). “Emanuela, in quel mini appartamento a Londra, non era ovviamente libera, ma sotto sequestro. L’eventuale gravidanza – ha scritto il fratello di Emanuela – ovviamente, non è il movente del rapimento avvenuto 10 anni prima”…”.
L’ultimo rilievo di Pietro Orlandi è veramente degno di nota, poiché con questo Orlandi vuole dire che i rapporti sessuali all’interno della Città Stato del Vaticano con Emanuela non erano il primum movens del sequestro (nella requisitoria del defunto giudice istruttore Almerighi per l’omicidio di Roberto Calvi si menziona che la corrispondenza diretta al Papa era recapitata dalla Segreteria di Stato, che aveva la lettera di Roberto Calvi del 5 giugno 1982 indirizzata ricattatoriamente a Wojtyla nel giugno del 1983).
Ps – “Sono stato tradito da chi ho servito”, ha detto Ercole Orlandi in punto di morte a Pietro Orlandi. E non era Paul Marcinkus.
di Alexander Bush