Per i direttori dei musei dopo tre anno tutto punto e a capo
Emblematica è la storia dei concorsi per la direzione di alcuni musei italiani, tra i più prestigiosi.
Per la prima volta tre anni fa è stata superata la norma che legava i musei alle Sovrintendenze e quindi si è aperta la possibilità che anche stranieri potessero diventare direttori di museo: fatto del tutto normale in tutto il resto del mondo ove ci sono diversi italiani alla testa di musei.
Apriti cielo! Sono piovuti ricorsi a raffica, il Tar del Lazio si è espresso sette volte in modo contradditorio, il Consiglio di Stato prima ha emesso sentenza positiva, poi negativa sospendendo il tutto e rinviandolo a una sessione a Sezioni unite (una specie di giudizio plenario).
Un esempio di come la burocrazia e la giustizia amministrativa siano perfette per rinviare ogni decisione, sospendere tutto, far si che nulla cambi nella palude della burocrazia italiana.
Da notare inoltre che i giudici del Consiglio di Stato che hanno bocciato il concorso (se pure rinviandolo alle sezioni unite) sono gli stessi che come esperti e consiglieri del ministero hanno contribuito a scrivere la legge: come esperti la scrivono, come giudici la bocciano.
Occorre con sempre maggiore urgenza fare chiarezza sui ruoli dei grandi burocrati, semplificare procedure e introdurre elementi di certezza nelle decisioni: altrimenti resteremo sempre un paese con una burocrazia da terzo Mondo che anziché attirare competenze le respinge con l’incertezza e l’inefficenza.
di Guidoriccio Da Fogliano