“Chiunque abbia visto Ritorno al futuro Parte II deve sapere che lo
sceneggiatore (Bob Gale) ha detto di aver basato il personaggio di
Bif Tannen su Donald Trump: la caricatura di un buffone spaccone
e arrogante che costruisce enormi casinò mettendo le sue
gigantografie ovunque si possa posare lo sguardo. Stiamo assistendo,
potenzialmente, alla presidenza di Biff Tannen.”
Ted Cruz
L’ora più buia sta per calare su di noi, spettatori passivi della fine di un’epoca.
Con l’uscita di scena di Joe Biden un po’ Joe Kennedy, si spegne il pur timido rooseveltismo senza Roosevelt che s’intravedeva all’orizzonte. L’orizzonte cinereo di una democrazia malata.
E’ la tesi ormai consolidata di chi scrive che la civiltà occidentale volga irrimediabilmente al tramonto, come diagnosticato e previsto da Oswald Spengler cento anni fa, e come è stato più volte detto da chi scrive su Libertates. Repetita iuvant, o repertorio limitato.
Orbene, TRUMP è il cavallo di Troia della crisi grave della democrazia americana nella quale s’insinua come ha fatto Silvio Berlusconi in Italia istituzionalizzando la sua anomalia biografica, e sta facendo di tutto – ma proprio di tutto – per portare l’America alla guerra civile. Dal 6 gennaio 2021, Capitol Hill all’attentato del luglio 2024. The show must go on. Ci saranno altre sorprese.
E veniamo a questo strano personaggio, se è possibile “psicoanalizzarlo” senza cedere alla trappola dello psicologismo che giustamente dà fastidio a Carlo Bastasin su Affari e Finanza.
Il probabile prossimo presidente degli Stati Uniti con i capelli rossi e la fronte poco intelligente, ma un intuito da cavallo brado, è uno psicopatico costituzionale che ha un’organizzazione isterica della personalità. Lui è già stato condannato al processo per reati a sfondo sessuale, quindi preventiva l’ipotesi che il Tribunale di New York gli possa dare fino a 14 anni di reclusione, tra i 10 e i 20 anni: queste sono le pene potenziali cui può andare incontro il tycoon senza capitali Trump (può accadere come non accadere nella roulette del Destino, come egli stesso direbbe); pertanto l’attentato del luglio 2024, che per me rimane un grande mistero dei cui dettagli non mi sono ancora occupato, fa assolutamente il suo giuoco; cioè in questo momento, lui – antisociale sì, ma non pazzo a differenza di quello che erroneamente sostiene la psicologa Luisa Arrigoni Crippa – esce rafforzatissimo sul piano dell’immagine presso l’opinione pubblica americana e mondiale.
E’ un dato oggettivo questo, al di là di come si siano svolte veramente le cose: quindi, che sia stato un autoattentato non è fuori dalla realtà (è Trump che è fuori dalla realtà); anni fa, 27 psichiatri americani – al limite della violazione della “regola Goldwater” che vieta le “diagnosi improprie” – avevano scritto un libro intitolato “The dangerous case of Donald Trump”, Il caso pericoloso di Donald Trump spiegando che è un soggetto psicopatico con tendenza antisociale; un uomo come Trump, scompensandosi, è capace di far sì che un ragazzo di 20 anni piuttosto che un altro soggetto lo colpisca all’orecchio, comunque al punto di arrivare a mettere a rischio la propria incolumità o addirittura quella degli altri pur di ottenere lo scopo che si è prefissato. La personalità psicopatica che è compatibile con l’adattamento socio-lavorativo, ma lo può perdere se cadono le sue difese nel rapporto “borderline” con il reale, vede il mondo attraverso la visione settoriale dei propri interessi. Da Boris Berezovskij a Bernard Madoff. Non è casuale che l’attentato si sia verificato a distanza temporale ravvicinata dal contenuto del provvedimento che l’estate corsa lo ha condannato. E che il ragazzo che gli ha sparato sia stato ucciso: chissà che cosa avrebbe potuto dire. Un nuovo Oswald. Corsi e ricorsi.
Dietrologia complottista? Non credo. Ci sono due esempi interessanti da portare all’attenzione dei lettori. Nell’intervista di Roberto Croci su Il Venerdì de “la Repubblica” a meno di un mese dalle elezioni al regista iraniano Abi Abbasi autore de “The Apprentice”, c’è un passaggio degno di nota:
“… “Ivana (prima moglie di The Donald deceduta nel 2022, ndr) ha davvero accusato il marito di
stupro?”
“Sì, lo accusò nel 1990 durante una deposizione nel corso della causa per divorzio. Tuttavia, diversi anni dopo, e durante la prima corsa presidenziale di Trump, ritrattò l’accusa. Affermando che, pur avendo utilizzato la parola “stupro” non voleva che questa fosse “interpretata in senso letterale o criminale”. Secondo la biografia non autorizzata scritta da Harry Hurt III, Lost Tycoon: The Many lives of Donald J. Trump, (che è come dire “Le mille vite di Bernard Tapie”, ndr), Ivana disse di essere stata violentata in un impeto di rabbia, dopo che Donald aveva subito un doloroso intervento per rimuovere la calvizie dallo stesso chirurgo plastico di Ivana, intervento da lui giudicato non soddisfacente. Il film si basa su fatti verificati, dietro c’è un grande lavoro giornalistico, molto rigoroso. Mi fido ciecamente della sceneggiatura di Gabriel Sherman, che è anche un giornalista, e della sua etica professionale.
Leggete il suo libro The Loudest Voice in the Room: How the Brilliant, Bombastic Roger Ailes Built Fox News and Divided a Country su Roger Ailes, l’amministratore delegato di Fox News, accusato di abusi e molestie sessuali…”
Una persona che è capace di questo, è capace di tutto. Anche simulare attentati per arrivare alla Casa Bianca. E – udite udite – se qualcosa va storto nella pianificazione dell’imbroglio, pure morire (sic!). Tra i labirinti di Pirandello. Così è se vi pare. Secondo esempio da fare, dicevamo.
Si impone un parallelismo tra Michele Sindona e Donald Trump; il bancarottiere siciliano, scappando clandestinamente dagli Stati Uniti, simulò un falso attentato facendosi sparare alla gamba da un medico piduista inventando un sequestro a opera delle Brigate Rosse quando l’impero bancario cadeva in disgrazia. La sentenza della Corte d’Assise di Milano pubblicata da “Domani” il 12 aprile 2024, offre uno spaccato molto interessante della modalità d’azione antisociale del finanziere senza capitali Sindona, raggiunto da mandati di catture e condanne (proprio come Trump adesso) tra gli Usa e l’Italia:
“… Le minuziose e approfondite indagini svolte dalle autorità italiane e da quelle statunitensi, con la collaborazione degli uffici di polizia e giudiziaria di altri stati, hanno portato alla acquisizione di una grande massa di risultanze probatorie, sulla base delle quali i magistrati istruttori hanno potuto ricostruire con sufficiente esattezza i movimenti di Michele Sindona nel periodo della sua scomparsa, e gli interventi di aiuto e di assistenza alla messinscena attuati da numerose altre persone. Fra tali risultanze probatorie assumono particolare rilievo: le prove documentali di comunicazioni telefoniche, di viaggi aerei e per nave, di soggiorni in albergo e di operazioni bancarie; gli interrogatori di Francesca Paola Longo, Joseph Miceli Crimi, Umberto Castelnuovo, Salvatore Macaluso, Walter Navarra, Gaetano Piazza, Rodolfo Guzzi …”.
Alcuni di questi mascalzoni avevano rapporti con Roy Cohn, la banalità del male, avvocato di Trump dagli occhi di ghiaccio. Forse Trump e Sindona si sfiorarono tra le revolving door’s del tramonto della civiltà occidentale.
Antimafia Duemila il 23 febbraio 2024 ha scritto nell’articolo “Usa: giudice New York nega a Trump rinvio pagamento di 453 milioni”: “Il giudice che ha ordinato a Donald Trump il pagamento di 354 milioni, a cui aggiungere circa 100 milioni di interessi, nel processo per frode, ha respinto la richiesta presentata dai legali del tycoon di rinviare i termini del pagamento.
In una email inviata al team legale di Trump, il giudice della Corte suprema statale di New York, Arthur Engoron, ha dichiarato che formalizzerà presto la sua decisione. Trump sperava in un rinvio della formalizzazione della sentenza, per prendere tempo. Da quel momento, il tycoon avrà trenta giorni di tempo per depositare la cifra, che si aggirerà sui 450 milioni totali, compresi gli interessi, in attesa dell’appello … Venerdì scorso il giudice Engoron ha condannato Trump e la sua compagnia, la Trump Organization, al pagamento di un totale di 453, 5 milioni per aver messo in piedi per un decennio una frode fondata sul gonfiare il valore degli asset per ottenere prestiti di centinaia di milioni di dollari dalle banche a condizioni vantaggiose.”.
Poi, a luglio – qualche mese dopo – c’è stato l’attentato, o autoattentato e il rimescolamento delle
carte. Se fosse vero, sarebbe un imbroglio geniale. E l’elezione del figlio di Fred Trump è praticamente certa (guardate il film “Il club dell’imperatore” per capire il rapporto che c’è stato tra i due). Poi, Vladimir Putin attaccherà i paesi baltici e si mangerà l’Ucraina (certo del sostegno dell’uomo che tiene a libro paga).
E il Covid 2.0 calerà sull’umanità.
di Alexander Bush