Nei giorni scorsi è apparsa, prima su “Avvenire” poi su altri quotidiani nazionali, una piccola notizia: la cooperativa fondata da don Colmegna in Sicilia su beni sequestrati alla mafia e che ha, esempio raro, avuto un grande successo nel produrre vini di qualità è ora in difficoltà perché il comune non ripara la strada di accesso.
Ovviamente i commenti erano unanimi: è un vero scandalo che un’iniziativa meritoria sotto tutti i punti di vista, soprattutto una testimonianza di impegno civile nei confronti della mafia trovi proprio in un ente pubblico, il comune, un ostacolo.
Ciò è sacrosanto dal punto di vista morale e civile: ma nessun giornale, proprio nessuno, ha fatto notare un particolare altrettanto importante.
Sarebbe compito primario di ogni ente pubblico, dallo Stato al più piccolo Comune, garantire a tutti i cittadini i servizi essenziali: sicurezza, educazione, sanità, e, nel caso, infrastrutture.
È l’essenza di uno Stato moderno e liberale: la strada va garantita alla cooperativa non perché è contro la mafia o senza fini di lucro, ma perché è un diritto di ogni cittadino e di ogni impresa.
Compito degli enti pubblici è fornire i servizi essenziali a tutti, non di stabilire graduatorie di merito o, peggio, aiutare gli amici o quelli che ti sono simpatici.
di Angelo Gazzaniga