Una fotografia del nuovo Presidente del Messico
Ha preso possesso della sua carica il nuovo presidente del Messico, Lopez Obrador. Nel discorso di insediamento ha presentato un programma quasi socialista, partendo dalla rinazionalizzazione delle risorse del Paese, dal rifinanziamento della scuola pubblica e della sanità, arrivando ad annunciare la riduzione del proprio stipendio: sarà il 40% di quello del suo predecessore, con in più la messa in vendita dell’aereo presidenziale. Pare proprio abbia superato Jose’ Mujica, che quando arrivò alla presidenza dell’Uruguay si ridusse lo stipendio del 50%. Insomma dopo la svolta a destra del Brasile, ecco una compensazione con la sterzata a sinistra del Messico.
Lopez Obrador aveva sempre dichiarato di avere come riferimento Benito Juarez, il Presidente della Rivoluzione messicana di Pancho Villa ed Emiliano Zapata, e nel discorso d’insediamento gli ha affiancato il venezuelano Simon Bolivar e il cubano Jose’ Marti, principali combattenti anticolonalisti e antimperialisti, del Continente.
Di passaggio a Città del Messico, ora mi viene in mente che il primo monumento a Jose’ Marti l’ho incontrato proprio in una piazza di questa città, durante un viaggio con mio figlio.
Però, come declamava Carmelo Bene in uno dei suoi spettacoli, “me la vedo brutta, diceva la vecchia marchesa camminando sugli specchi”. Perché Obrador ha di fronte a sè un Paese con un livello di corruzione da far impallidire l’Italia, un crimine organizzato e una quantità di morti ammazzati che superano la Colombia, e un tasso di femminicidi orrorifico.
In questi ultimi anni mi è capitato di rievocare un altro episodio di quel viaggio. Una mattina siamo andati a prendere la metropolitana per raggiungiere uno dei terminal dei pullman che attraversano tutto il Messico; a un certo punto il corridoio si divideva in due, uno era strapieno e l’altro vuoto. Naturalmente, da bravi furbetti, ci infiliamo in quello vuoto, ma una poliziotta ci ferma e dice che il corridoio è riservato alle donne. Chiediamo scusa e raggiungiamo quello strapieno. Allora, dal momento che il livello di violenza contro le donne non era alto come adesso, avevo pensato che quell’episodio rappresentasse un esempio di esotismo messicano, mentre in questi ultimi anni ne ho compreso i reali motivi.
Temo il peggio, ora, perché immagino che da domani l’oligarchia messicana, assieme alle grandi imprese multinazionali, alle quali il precedente Presidente aveva ceduto gran parte delle risorse del Paese – basti pensare che pur essendo produttore di petrolio deve comprare la benzina dall’estero- organizzerà un contrattacco, un po’ come è successo con Chavez in Venezuela…
Sia come sia, credo si debba augurare a Lopez Obrador buona fortuna e sperare che in un modo o nell’altro riesca a rinnovare un Paese in declino, riconducendolo sulla via della prosperità.
Cosi le cose da queste parti, e che ognuno tragga le sue proprie conclusioni.
e sia
di Giancarlo Guglielmi