Di Banca Etruria si parlerà per anni ed è agevole prevedere che diventerà un “caso di studio” in molte università non solo in Italia.
I motivi sono tanti. a partire dalle caratteristiche dell’intervento pubblico e dalla identificazione dei perimetri di responsabilità dei membri del cda. Nel “caso di studio” si discuteranno certamente le caratteristiche dei comportamenti di Banca d’Italia, di Consob, del collegio sindacale e della società di revisione.
Leggendo il bilancio al 31 Dicembre 2013 vedo (pagina 65) che nel corso del 2013 nel cda era stato cooptato Claudio Salini, ex segretario generale della Consob e in precedenza capo della divisione mercati: uno dei dirigenti più anziani e più rispettati di Consob, e (pagina 61) che era stato eletto presidente del collegio sindacale Massimo Tezzon, ex direttore generale (in pratica ex numero due) della Consob. Salini e Tezzon sono professionisti preparati, seri e rigorosi . A malincuore devo segnalare che nella circostanza il commento di Dagospia su Tezzon era stato molto duro: «Dopo non aver controllato come capo dell’autorità di vigilanza, è andato a non controllare come capo del collegio sindacale…». Tra i multati da Banca d’Italia a fine settembre 2014 vedo che c’è anche Tezzon (84 mila Euro). Domenica 10 Gennaio 2015 il Corriere della Sera ha titolato «Revisori in allarme per quei bilanci licenziati senza appunti». La revisione indipendente del bilancio al 31 Dicembre 2013 era stata firmata da PricewatherhouseCoopers (Price, da ora in avanti) e spero che Price saprà dimostrare di aver svolto nel modo migliore il suo compito. In caso contrario sarà interessante vedere come si comporteranno (quanto e come pagheranno) le assicurazioni di Price. In ogni caso le discussioni “faranno storia“. Solo come curiosità segnalo che nell’ultima pagina del bilancio 2013 di Banca Etruria vedo “Allegato 1. I compensi corrisposti alla società di revisione”. In totale i compensi sono stati 395 mila euro, di cui 216 per la revisione legale e la differenza per altri servizi (revisione del bilancio sociale, consulenze fiscali ecc). Segnalo anche che il fascicolo del bilancio era di 321 pagine: una enormità. Il patrimonio netto di Banca Etruria al 31 Dicembre 2013 era di 594 milioni di Euro. Per i non addetti ai lavori ricordo che il patrimonio netto non è altro che la differenza tra le “cose belle” meno le “cose brutte”. Tra le “cose belle” di Banca Etruria al 31 Dicembre 2013 avevamo 1) crediti per i soldi che la banca aveva prestato: 7.131 milioni di Euro. Naturalmente questa cifra deve essere esposta al netto della miglior stima possibile del fondo per la svalutazione dei crediti, e 2) soldi, crediti, oro e titoli, che la banca prima o poi poteva vendere: 7.130 milioni. Tra le passività c’erano debiti verso i signori che avevano depositato in banca i loro soldi (10.380), verso banche, verso altri e verso risparmiatori (non verso gli azionisti) che avevano prestato soldi a banca Etruria (3.657). Tutte le altre attività valevano 731 milioni (crediti fiscali, partecipazioni ecc) e tutte le altre passività erano di 361 milioni (debiti per tasse, trattamento di fine rapporto dei dipendenti e poco altro).
Con questi numeri è importante capire che le operazioni caratterizzate da “conflitti di interessi” di cui continuiamo a leggere sono gravissime (non solo eticamente), ma non possono essere state loro a far “saltare” la banca.
I 594 milioni del patrimonio netto rappresentavano il valore contabile dell’investimento degli azionisti. Oggi questi 594 milioni non ci sono più. Per , attenzione, il bilancio di Banca Etruria evidenziava che questi 594 milioni erano a rischio. Vediamo le pagine 68 e 69 del bilancio 2013. Il titolo del capitolo era “L’evoluzione prevedibile della gestione ed i principali rischi ed incertezze cui è esposta la banca”. Ecco gli otto rischi che la banca aveva evidenziato. A mio giudizio, oltre ovviamente al primo (rischi di credito: a motivo della congiuntura economica saranno sempre di più i clienti a cui la banca ha prestato dei soldi che non saranno in grado di restituirli), il rischio più significativo era il sesto. 1) Rischi di credito. Il bilancio diceva: «vi sono elementi per ritenere che possano permanere elevate rischiosità o incertezze nei prossimi periodi in funzione dell’attuale situazione economica». 2) Rischi di mercato 3) Rischi di tasso di interesse del portafoglio bancario 4) Rischi di liquidità 5) Rischi derivanti da cartolarizzazioni 6) Rischio strategico. «Banca Etruria, alla luce dell’impegnativo scenario economico finanziario, sia nazionale che europeo, ha ritenuto che servano dimensioni aziendali maggiori per affrontare con stabilità il futuro». Ma questo significa che senza realizzare “dimensioni aziendali maggiori”, a giudizio del cda che aveva preparato il bilancio e dei 9.941 soci che il 4 Maggio 2014 lo avevano approvato, Banca Etruria non avrebbe potuto affrontare con stabilità il futuro. In altre parole sarebbe stata a rischio la continuità aziendale.
Cosa è stato fatto? Sempre nel bilancio si legge «Quindi, nell’intento di posizionarsi in un contesto prospettico di maggior forza, Banca Etruria ha valutato, in linea con gli indirizzi dello stesso Organo di Vigilanza, l’avvio delle iniziative necessarie a definire un processo di integrazione e/ o aggregazione con un gruppo bancario di elevato standing». Ma poi non se ne è fatto niente, e la recente intervista al ministro Boschi («operazione di aggregazione con la Banca Popolare di Vicenza. Se fosse stata fatta quell’operazione, credo che oggi avrebbero avuto un danno enorme i correntisti veneti e quelli toscani») dovrebbe essere letta tenendo presente il rischio sulla continuità aziendale di Banca Etruria ben evidenziato nel bilancio 2013. 7) Rischio di reputazione 8) Rischi operativi Dopo aver evidenziato questi rischi nel bilancio si legge (pag 69): «In questo contesto straordinariamente sfavorevole, Banca Etruria si prepara ad affrontare i rischi e le incertezze prospettiche con la necessaria prudenza, ma con la convinzione di aver realizzato importanti azioni di stabilizzazione delle principali consistenze patrimoniali che rendono concreta l’aspettativa di continuare con la sua esistenza operativa in un futuro prevedibile. Per tale ragione, Banca Etruria ha redatto il bilancio nel presupposto della continuità aziendale».
Quel presupposto non si è realizzato, e allo stato non so se e quanto si è discusso in assemblea della cosa più importante, cioè di quel “rischio strategico” ben evidenziato nel bilancio.
(da L’intraprendente)
di Giancarlo Paglierini