L’intoccabilità dei magistrati (che rispondono solo a se stessi) e del Quirinale (che ha prerogative superiori a quelle della monarchia spagnola) restano uno dei principali problemi del caso Italia
Purtroppo la riforma gattopardesca della giustizia proposta da Renzi non risolve il problema strutturale dell’infelice anomalia del caso italiano: abrogare con un tratto di pena l’obbligatorietà dell’azione penale, cancellando un articolo ideologicamente insensato che recita:“i giudici sono soggetti soltanto alla legge”. Già, ma se i giudici sono soggetti soltanto alla legge che è garantita dal Csm-auto-governo della magistratura, pena ogni interferenza sul “principio di legalità” dal Parlamento-la responsabilità civile degli stessi, rimane allo stato dei fatti una realtà sulla carta, e nessuno paga in caso di errore per dolo e/o colpa grave.
Il concetto lo aveva sintetizzato brillantemente proprio il governatore Carli a Piero Ottone:“Questi giudici non hanno il senso dell’Establishment”. Dunque la improcrastinabile autonomia della figura magistrato si trasforma nel “fanatismo dell’indipendenza”, e nel delirio di onnipotenza del P.M. in missione. Si arriva così alla situazione ambigua per cui il Presidente uscente Napolitano – con l’uso strumentale della “questione morale” connessa al monstrum autoreferenziale dei pm-arriva a poter sollevare un conflitto d’interpretazione davanti alla Consulta nell’ambito del quale il Capo dello Stato chiede di ordinare ad una Procura della Repubblica Italiana, già impegnata in un’indagine sulla “connection” della mafia siciliana con gli apparati dello Stato, la distruzione delle “intercettazioni indirette ancorchè casuali” delle telefonate dell’ex senatore Mancino alla sua utenza perché le stesse costituirebbero una “lesione gravissima delle prerogative presidenziali”. Una simile immunità extra-funzionale- argomentano nella Memoria depositata il 12 ottobre 2012 alla Corte – non è presente nemmeno nell’ordinamento costituzionale del monarca spagnolo! E, infatti:“E’ ben vero che ancora oggi si ritiene che l’inviolabilità del Re, nell’ordinamento spagnolo, ne escluda del tutto la responsabilità civile e penale anche extra funzionale, e pertanto egli non può essere sottoposto né direttamente né indirettamente a “investigazione” penale (ma non quando venga in gioco la sicurezza nazionale). Inoltre si ritiene in dottrina che una legittima intercettazione di una conversazione telefonica nella quale accidentalmente figuri il Re come mero interlocutore non equivale a “investigare la persona del Re”, e quindi la registrazione della conversazione ben potrebbe essere valutata dal giudice istruttore che ne ordinerà la distruzione solo se irrilevante ai fini delle indagini, mentre in caso contrario resterebbe agli atti qualora la sua distruzione possa danneggiare l’accusa oppure la difesa, con conseguente violazione dell’art. 24 Cost. sp”. Nelle note degli avv. Pace, Serges e Serio pubblicate a pag 123 del mio libro “L’Italia dei complotti 1974-2011” sono riportati i rilievi degli avvocati Pace e Serio che rimarcano il “delirio di onnipotenza” di Napolitano in S. BARTOLE, “Autonomia e indipendenza dell’ordine giudiziario”: “Per tutte queste ragioni, la dichiarazione che “i giudici sono soggetti soltanto alla legge” non può avere altro significato se non quello di prescrivere che l’esercizio della funzione giurisdizionale deve avvenire nelle forme indicate dalla legge e secondo le disposizioni di questa. Così, in particolare, il giudice non potrà arrogarsi altri poteri oltre a quelli espressamente riconosciutigli dalla legge; non potrà emettere provvedimenti che non rientrino nei tipi previsti dalla legge e non potrà dare a questi provvedimenti un contenuto difforme dalle prescrizioni di legge…”. Tradotto:se il giudice è stato aggredito nelle sue prerogative da un Capo dello Stato che gli ha attribuito per “immoral suasion” poteri che non ha come la distruzione di telefonate scomode e imbarazzanti, ciò è accaduto anche perché la credibilità dello stesso giudice in Italia è scesa ai minimi termini dalle “manette facili” di Antonio Di Pietro. Due sono le patologie della Terza Repubblica: un’immunità da monarca assoluto per il Presidente della Repubblica che coincide con lo status di “inviolabile”, e magistrati intoccabili.
Alexander Bush