Secondo gli ultimi dati (citati dalla Gabanelli) il 36% dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza non è un povero assoluto, mentre il 56% dei veri indigenti non riceve nulla; inoltre la ricerca di un nuovo lavoro si è risolta in un fiasco colossale.
Questo si poteva prevedere sin da subito che:
- la soglia per l’ottenimento del contributo uguale per tutta Italia ha provocato scompensi facilmente prevedibili (per esempio, un milanese con un reddito di poco superiore al limite non ottiene nulla ma non riesce a vivere in una città come Milano, diversamente da quanto succede in tanti paesi del Sud ove il reddito è inferiore ma il costo della vita è sensibilmente minore).
- la fretta di assegnare comunque il reddito ha fatto si che i controlli si potessero fare solo a posteriori e ben si sa quanto sia difficile tutto questo in un paese come il nostro
- Affidare il collocamento a un’agenzia improvvisata con un capo altrettanto improvvisato senza alcun collegamento con le Regioni e con le imprese. Risultato: pochissime assunzioni e nessuna sospensione del contributo per chi avesse rifiutato tre volte un lavoro consono.
Un’ulteriore prova che leggi e provvedimenti devono essere fatti in modo serio e ponderato, prevedendo correttivi in corsa e non per ottenere risultati mediatici o elettorali.
Altrimenti quella che è una misura di civiltà e una delle basi di uno Stato attento ai bisogni dei propri cittadini diventa una misura discriminatoria verso i più poveri e un favoritismo verso chi povero proprio non è.
di Angelo Gazzaniga