Non c’ alcun dubbio che il problema dell’assistenza a chi non ce la fa sia uno dei problemi fondamentali dell’attuale civiltà occidentale.
Un problema che coinvolge molteplici aspetti: dall’economia alla sussidiarietà, dal sociale ai diritti fondamentali dell’uomo. L’assistenza agli emarginati, ai poveri, ai più deboli è sentita da tutti come un’esigenza fondamentale.
È questo un problema che proprio per la sua vastità e complessità va affrontato in modo razionale ed esaustivo, con un impegno costante e continuo di tutti perché riguarda tutti noi.
Ma come l’abbiamo affrontato in Italia? Il governo Gentiloni ha varato per primo il REI (Reddito di inclusione) che si proponeva di dare un sussidio con l’aiuto degli assistenti sociali dei comuni; poi dopo pochi anni è arrivato con il governo Conte il RdC (Reddito di Cittadinanza) che accostava il contributo alla ricerca di un lavoro; adesso siamo al MIA (Misura di Inclusione Attiva) che restringe di molto il campo di intervento.
Un balletto di cifre e, soprattutto, norme impressionante quando in un campo così complesso, vasto e articolato si dovrebbe ricorrere a consultazioni con parti sociali, Terzo settore, approfondire le problematiche prima di varare una legge che, comunque, sarebbe imperfetta e da correggere e perfezionare via via che appaiono problemi e controindicazioni una volta applicata sul campo.
Questo balletto è invece la prova di un metodo invalso nella politica italiana: ogni governo cancella le leggi precedenti e ne vara altre nuove e diverse. Tutto questo per ragioni ideologiche e di propaganda elettorale: quello che importa non è tanto avere una legge efficiente che risolva i problemi, quanto rivolgersi ai propri elettori (veri o potenziali) per ottenerne i consensi.
È il metodo che contraddistingue il politico dallo statista: l’uno pensa al proprio partito, l’altro al Paese.
In questo modo dopo aver speso miliardi, creato problemi di interpretazione e messo spesso in difficoltà chi ne avrebbe diritto e si perde nei meandri della burocrazia ci ritroviamo ancora una volta a ricominciare da capo.
Una specie di tela di Penelope politica…
di Angelo Gazzaniga