Sembra che le dichiarazioni (e gli atti) di Trump siano il primo episodio di scontro tra Usa ed Europa.
Invece sarebbe bene pensare a quanto successe nel 1971: allora erano in vigore gli accordi di Bretton Woods che sancivano la convertibilità tra dollaro e oro (cioè tutti i dollari emessi erano coperti dall’oro conservato nei forzieri di Fort Knox) e un cambio fisso tra tutte le altre principali monete del mondo occidentale.
Ùn accordo che aveva consentito quasi trent’anno di stabilità monetaria e che fu uno dei motori del boom del dopoguerra.
Ma in quegli anni la convertibilità tra il dollaro e l’oro a causa delle spese in aumento degli Usa e delle spese per la guerra in Vietnam era diventata teorica, un bluff degli americani che continuavano a sostenere la convertibilità senza avere oro a sufficienza.
Fu il generale De Gaulle a scoprire il bluff chiedendo (o meglio minacciando) la conversione dei dollari in mano alla Francia in oro.
Nixon reagì semplicemente denunciando gli accordi di Bretton Woods, sospendendo la convertibilità e lasciando liberalmente fluttuare le monete.
Fu uno shock per tutta l’Europa: si disse che la solidarietà atlantica era andata in pezzi, che l’amicizia e l’alleanza con gli Usa era andata in pezzi ecc. ecc.: più o meno quello che si sta dicendo adesso.
Ma come reagì l’Europa allora: decise di creare il famoso “serpentone” (cioè di vincolare tra loro i cambi delle monete europee: una soluzione che attutì la crisi e che fu il prodromo della nascita dell’Euro.
Una soluzione, insomma, propositiva e presa tutti assieme, anche se con difficoltà e distinguo: poi i rapporti atlantici continuarono a essere forti e costruttivi.
Una lezione che dovremmo studiare e seguire in momenti tanto simili come quelli attuali: presentarsi coesi e d’accordo sui punti sostanziali nelle trattative, senza isterismi o furbizie, tenendo sempre presente che la collaborazione atlantica si è sempre dimostrata più forte di tanti ostacoli temporanei e soprattutto necessaria a tutte due le
di Angelo Gazzaniga