Non molto tempo fa Enrico Letta, rispondendo alle critiche ad un suo ministro – mi sembra si trattasse di Fabrizio Saccomanni, ministro dell’economia – rilevava che si trattava di uno dei ministri “in quota” Presidenza della Repubblica. In occasione della formazione del governo Renzi, si è appreso che quest’ultimo avrebbe designato allo stesso ministero dell’economia Graziano Delrio, ed al ministero della giustizia Nicola Gratteri, ma che il Presidente della Repubblica ha voluto ed ottenuto che il primo fosse Piercarlo Padoan e il secondo non fosse Gratteri, in quanto magistrato, infatti sostituito all’ultimo momento con Andrea Orlando.
Prescindo dal merito delle scelte, ed anzi concordo pienamente con la rilevata “incompatibilità” delle funzioni di magistrato e ministro della giustizia. Va sottolineato, però, che- per quanto ne so, nel silenzio generale- è stato fatto un altro passo avanti verso uno stato illiberale.
Non che lo stato italiano sia mai stato liberale che, come è noto, prevede la tripartizione dei poteri. Infatti, se è vero che il Parlamento è autonomo nei confronti del governo, non è mai stato vero il contrario. Il governo non è legittimato direttamente dal Popolo (sovrano?), ma riceve la fiducia o viene sfiduciato dal parlamento, che per giunta recentemente si è attribuito perfino il potere di sfiduciare un singolo ministro, annullando totalmente il potere del Presidente del Consiglio, che si è ridotto ad una specie di persuasore morale nei confronti dei componenti la sua squadra. Sua? Almeno da Scalfaro in poi, il Presidente della Repubblica è sempre intervenuto, più o meno pesantemente, nella formazione del Governo, cioè fin dalla sua nascita, con una ulteriore limitazione del già inconsistente potere esecutivo. Ma finora si trattava di accordi di fatto, prima riservati e poi sempre meno parzialmente resi noti, ma in forma rigorosamente ufficiosa. Ora è praticamente ufficiale: il Presidente della Repubblica partecipa, ed in misura tutt’altro che marginale, alla formazione del governo. Che definire ancora un potere dello stato mi sembra non più rispondente, neppure formalmente, alla realtà.
Ferdinando Cionti