Sta montando una campagna di stampa per difendere il diritto alla libertà di parola e di espressione garantito da una miriade di testate cosiddette “minori”, minacciate nella loro esistenza dalla riduzione del contributo statale: in apparenza una battaglia sacrosanta e meritoria.
Ma se andiamo a vedere come funziona questo contributo statale, appare chiaro come le cose stiano ben diversamente. Infatti per ottenere questo contributo occorre:
- essere una cooperativa (bastano pochi giornalisti);
- essere organo di un gruppo di almeno 5 parlamentari (tra 900 e passa onorevoli non è certo difficile trovare cinque amici);
- dichiarare di avere una certa tiratura (tiratura, cioè copie stampate e non copie vendute…);
- avere l’approvazione di un’apposita commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio.
Una volta espletata questa procedura si ottiene un contributo spesso di decine di migliaia di euro…
Appare evidente come requisito indispensabile per ottenere un contributo fondamentale per la vita del giornale non siano il numero di abbonati o il numero di giornali venduti in edicola, ma opportune conoscenze o appoggi.
Con questo non si vuole affermare che queste siano testate inutili, o che non sia opportuno aiutare i giornali indipendenti altrimenti destinati alla chiusura; noi dei Comitati da sempre sosteniamo che gli aiuti per essere veri aiuti e non privilegi di casta debbano essere uguali per tutti e in funzione del numero degli effettivi lettori (cioè degli abbonati paganti).
Compito dello Stato sarebbe in questo caso solo quello di certificare il numero degli abbonati paganti e non quello di decidere se e come vadano sovvenzionate certe testate.
Anche noi abbiamo pubblicato molti numeri di un giornale di battaglia: Samizdat.
Per questa testata non abbiamo mai chiesto nessun contributo: perché non volevamo essere quelli che predicano bene e razzolano male, e perché non disponevamo di alcun aiuto esterno.
Dopo 45 numeri, costretti a chiuderlo per gli eccessivi costi, ci apprestiamo a rilanciarlo via web. E non è andata così perché il nostro giornale fosse meno libero meno di tanti altri. Semplicemente, era, è e rimarrà una voce indipendente senza “santi in paradiso”…
Angelo Gazzaniga
Portavoce dei Comitati per le Libertà