C’è un gran fiorire di proposte e iniziative per la tanto attesa riforma del fisco.
Chi propone l’abolizione dell’Irap; chi di introdurre una patrimoniale progressiva al posto di Imu, bolli e imposte di registro; chi di modificare le aliquote Irpef; chi di accorpare le aliquote Iva… ce ne è per tutti e per tutte le imposte.
Ma quello di cui non si sente parlare è proprio la correzione dell’iniquità più grande, quella che sta alla base dello stesso sistema.
Infatti si può discutere sulla progressività delle aliquote, sulla loro curva, sulla flat tax, su imposte dirette o indirette, ma quello su cui non si dovrebbe transigere è l’equità di fondo del sistema.
Perché se è giusto che chi guadagna di più paghi di più, che chi ha poco o nulla non paghi niente o poco, non si capisce perché due cittadini debbano pagare diversamente se guadagnano la stessa cifra.
E’ un principio fondamentale di giustizia: tutti quelli che guadagnano la stessa cifra hanno la stessa capacità di spesa e quindi debbono pagare le stesse tasse.
E questo è proprio quello che non succede con il fisco italiano: ognuno ha un’imposizione diversa a secondo da dove proviene il suo reddito: 1000 euro guadagnati da un lavoratore dipendente scontano un’aliquota progressiva, gli stessi incassati da un artigiano o un piccolo imprenditore pagano con un’aliquota fissa, il proprietario di casa paga sul reddito procuratogli dall’affitto un’aliquota ben più bassa di chi lo stesso reddito procurato con investimenti finanziari.
Per rendere il tutto più iniquo chi ottiene 1000 euro da un investimento in Bot paga 125 euro (dato che l’aliquota è in questo caso del 12,5%) mentre chi incassa gli stessi 1000 euro da un investimento in altro titoli ne paga 260 (l’aliquota è in questo caso del 26%).
Sono solo alcuni dei tantissimi esempi che si possono fare: in Italia si pagano le tasse non solo in funzione dell’utile incassato, ma anche in funzione della provenienza di questo utile.
Tutto questo senza considerare il mare di esenzioni, sconti, detrazioni ammesse che rendono praticamente “ad personam” l’aliquota con cui viene tassato ogni cittadini.
Perché allora non cominciare a sfoltire questa giungla, a far sì che tutti paghino le stesse tasse per lo stesso guadagno? Certo, alcuni pagherebbero di più, ma sono quelli che fino a ora hanno approfittato di questo sistema scaricandone i costi sugli altri cittadini (spesso i più deboli e indifesi).
Avremmo un sistema fiscale più trasparente, più semplice, più equo e probabilmente meno costoso.
di Angelo Gazzaniga