Ecco alcuni esempi (piccoli e grandi) di riforme “all’italiana”.
- soppressione delle provincie: si farà entro quest’anno ma… Rimarranno ancora almeno nominalmente, senza funzioni: un bell’inizio per un Paese che attende ancora la definitiva chiusura del Ministero delle Colonie!
- l’abolizione (o meglio la riforma) del finanziamento pubblico dei partiti: si farà nel 2015: quando ci saranno le elezioni e quindi si dovrà ricominciare tutto da capo!
- la privatizzazione di Trenitalia: Moretti ha dichiarato che è un’ottima cosa, ma da affrontare per gradi…
Il problema è sempre lo stesso: pretendere di fare riforme importanti con il consenso di tutti. Fare riforme significa in primis andare a toccare rendite di posizione, monopoli od oligopoli, interessi (più o meno leciti) stratificati nel tempo. E pretendere che i titolari di questi interessi vi rinuncino “per il bene della Patria” (come si diceva una volta) è pura illusione: sarebbe come sottrarre la ciotola al cane e pretendere che ci faccia festa…
Cercare di evitare tutto ciò accontentando tutti porta a continui compromessi al ribasso, nel tempo e nella sostanza; a soluzioni sempre più complesse, farraginose e complicate che finiscono per essere poco comprensibili e, alla fine, facilmente contestabili da chi vuole opporsi.
Leggi semplici, chiare, comprensibili da tutti sono, come sostengono da sempre i Comitati, una caratteristica fondamentale di una democrazia diretta, trasparente e ben accetta, alla fin fine da tutti
Angelo Gazzaniga