“Per l’Albatros pubblichiamo uno stralcio della prefazione al più recente libro di Dario Antiseri e Giovanni Reale: la filosofia ritorna perché incide sulla vita dell’uomo”.
Esistono teorie, argomentazioni e dispute filosofiche per la ragione che esistono problemi filosofici. Come nella ricerca scientifica idee e teorie scientifiche sono risposte a problemi scientifici, così, analogamente, nella ricerca filosofica le teorie filosofiche sono tentativi di soluzione a problemi filosofici. E come esiste una storia della scienza come storia di teorie tramite le quali si è cercato di risolvere problemi scientifici vecchi e nuovi, parimenti c’è una storia della filosofia: una storia di teorie filosofiche, di argomentazioni e controversie filosofiche tese alla soluzione di problemi filosofici. Problemi filosofici come i seguenti: Dio esiste o è solo un’invenzione per usi disparati? In che modo è possibile, qualora sia possibile, parlare sensatamente di Dio? Il tutto-della-realtà è solo quello di cui parla o può parlare la scienza ovvero si può argomentare per concezioni che ci permettono di dire che c’è un al-di-là e che tutto non è destinato a finire in questo nostro mondo? È proprio vero che l’ateo è più scientifico o razionale del credente, ovvero pure l’ateismo è una fede che talora viene camuffata da teoria razionale o addirittura scientifica? E poi: l’uomo è solo corpo ovvero è anima e corpo? L’uomo è libero o determinato? L’uomo è quello descritto da Freud o quello che ci prospettano i comportamentisti? E che cosa è cambiato o cambia, per l’immagine dell’uomo, con l’avvento della teoria dell’evoluzione? Problemi carichi di conseguenze morali e politiche sono quelli che fin dagli inizi i filosofi hanno affrontato con la proposta di quelle che sono le filosofie della storia: la storia umana è da sempre un campo aperto all’impegno morale, creativo e responsabile degli esseri umani oppure è una imponente realtà che si evolve seguendo ineluttabili leggi di sviluppo – leggi di decadenza, cicliche o di progresso? Problemi filosofici ineludibili sono, inoltre, quelli relativi alla “migliore” organizzazione della convivenza umana – problemi, dunque, di filosofia politica: quand’è che si vive in uno Stato democratico?, quali istituzioni caratterizzano una società aperta?, dove stanno le differenze di fondo tra la società aperta e la società chiusa?, quali le “ragioni” della società aperta?, e con quali argomentazioni più d’un filosofo ha cercato, invece, di giustificare concezioni assolutiste, totalitarie, tiranniche del potere politico? Interconnessioni con le questioni riguardanti l’esistenza o non esistenza di Dio, la natura dell’uomo e le concezioni dello Stato ci mostrano i problemi concernenti la giustificazione razionale o meno dei valori etici: ha ragione Blaise Pascal allorché afferma che «il furto, l’incesto, l’uccisione dei padri e dei figli, tutto ha trovato posto tra le azioni virtuose» ovvero sono nel giusto i sostenitori del “diritto naturale”, per i quali l’umana ragione sarebbe in grado di individuare e razionalmente fondare norme morali valide sub specie aeternitatis?; e le carte dei diritti dell’uomo sono esiti di scelte morali e di convenzioni – dietro le quali premono massacri, guerre, sofferenze, ingiustizie e riflessioni filosofiche e valori religiosi – oppure sono risultati di “teoremi razionali”? Ulteriori problemi di chiara natura filosofica: in che cosa consiste la filosofia?; attraverso quale criterio o criteri è possibile demarcare le teorie scientifiche da quelle filosofiche?, un principio come quello neopositivistico di verificazione (stando al quale avrebbero senso solo le teorie empiricamente verificabili) è in grado o no di esibire una accettabile giustificazione?, ma: attraverso quali regole procedurali si pratica la ricerca scientifica?; in breve, quale è il metodo della ricerca scientifica?; e questo metodo vale, per esempio, soltanto nel campo delle scienze naturali, come la fisica o la biologia, ovvero è una procedura tramite la quale avanza tutta la ricerca, anche nell’ambito delle discipline umanistiche e, più ampiamente, delle scienze storico-sociali?; di fronte all’imponente storia delle arti figurative, della musica e dei vari generi letterari è possibile dire che l’arte è una forma di conoscenza attingibile con mezzi non scientifici?; regge o è davvero inconsistente, tanto per usare una espressione del filosofo americano Nelson Goodman, la “dispotica dicotomia” tra artistico-emotivo e scientifico-cognitivo? Simile elenco, aperto e asistematico, di problemi filosofici potrebbe venire facilmente ampliato. Un solo altro problema – il problema di Pilato: che cos’è la verità? Insomma: cosa vuol dire che una teoria fisica è vera, che un teorema matematico è vero, che una teoria metafisica è vera, che una fede religiosa è vera?
L’esistenza dei problemi filosofici è un dato irriducibile ed ostinato. Le teorie filosofiche sono risposte a questi problemi. E la storia della filosofia è la storia della insorgenza di problemi filosofici, storia di tentativi teorici di soluzione di tali problemi, storia di dispute e di argomentazioni filosofiche. Varie forme di ateismo e diverse teorie asserenti, invece, una realtà metaempirica; antropologie filosofiche, cioè immagini filosofiche dell’uomo; concezioni filosofiche dello Stato, vale a dire teorie di filosofia politica; filosofie del diritto, come quelle della tradizione giusnaturalistica ovvero la concezione del realismo giuridico o quella normativistica; filosofie morali; visioni filosofiche della storia; filosofie della matematica; gnoseologie: realismo, idealismo, scetticismo e, ancora, empirismo e razionalismo; filosofie della scienza: induttivismo, convenzionalismo, operazionismo, falsificazionismo; concezioni filosofiche dell’arte: realismo, idealismo, simbolismo ecc. – tutti tentativi teorici tesi, appunto, alla soluzione di problemi genuinamente filosofici. Una storia da dove emerge che, se c’è qualcosa di perenne nella filosofia, perenni non sono tanto le soluzioni quanto piuttosto i problemi. Cosa che, insieme ad interrogativi che nascono e poi magari muoiono, capita talvolta anche nella scienza: la fisica nucleare di oggi è ancora una risposta alla domanda di Talete: di che cosa è fatto il mondo?
Le idee – ha detto Einstein – sono la cosa più reale che esista al mondo. E non ci vuole molto a comprendere che, tra queste “cose più reali”, le più importanti storicamente, socialmente e personalmente sono proprio idee filosofiche: su Dio e la non esistenza di Dio, su questo o un altro Dio; su questo o quest’altro e nessun senso della storia; sulla natura umana; sui principi dell’etica accettata; sulle regole della convivenza umana, cioè sul tipo di configurazione dello Stato e così via. Idee reali, importanti e non di rado disumane. La terra è inzuppata di sangue versato a causa o in nome di idee filosofiche. Non si uccide né si muore o ci si sacrifica per le leggi di Ohm o di Faraday. E concezioni fatalistiche e deresponsabilizzanti come le varie filosofie deterministiche della storia ovvero, ancora, teorie come quelle razziste o come i totalitarismi di destra e di sinistra non sono uscite da botteghe di artigiani ma dalla testa di filosofi il cui influsso nefasto si è diffuso come peste tra le masse.
Ecco, dunque, almeno una non indifferente ragione per educare i giovani a tenere sotto controllo idee filosofiche assorbite magari inconsapevolmente dalle persone con le quali sono venuti a contatto, dalle loro più o meno o nient’affatto guidate letture, dalle sempre più invadenti fonti di informazione. In fondo, lo studio della storia della filosofia è una palestra intellettuale dove i giovani vengono in contatto con quelle idee che hanno in-formato, ossia dato forma alla storia dell’Occidente. Si tratta di un patrimonio la cui ignoranza ci renderebbe stranieri a noi stessi. E proprio perché questa immensa ricchezza che ci costituisce non vada perduta diventa, in primo luogo, necessario, al fine del migliore apprendimento, che i problemi, le teorie, le argomentazioni e le dispute filosofiche vengano analiticamente spiegati, esposti con la maggiore chiarezza possibile.
Esistono teorie, argomentazioni e dispute filosofiche per la ragione che esistono problemi filosofici. Come nella ricerca scientifica idee e teorie scientifiche sono risposte a problemi scientifici, così, analogamente, nella ricerca filosofica le teorie filosofiche sono tentativi di soluzione dei problemi filosofici.
Dunque, i problemi filosofici esistono, sono inevitabili e irreprimibili, e non pochi di tali problemi coinvolgono ogni singolo uomo che non rinunci a pensare: Dio esiste, o esistiamo solo noi, sperduti in questo immenso universo? Il mondo è un cosmos o un caos? La storia umana ha un senso? E se ce l’ha, qual è? Ovvero tutto – la gloria e la miseria, le grandi conquiste e le sofferenze innocenti, vittime e carnefici – proprio tutto sarà travolto nell’assurdo, nel nulla di senso? E l’uomo è libero e responsabile, oppure è un semplice frammento insignificante dell’universo, determinato nelle sue azioni da rigide leggi naturali? La scienza può darci certezze? Che cos’è la verità? Quali sono i rapporti fra ragione scientifica e fede religiosa? Quando possiamo dire che uno Stato è democratico? E quali sono i fondamenti della democrazia? È possibile ottenere una giustificazione razionale dei valori più alti? E quando è che siamo razionali?
Ecco, dunque, alcuni dei problemi filosofici di fondo, che riguardano le scelte e il destino di ogni uomo, e con i quali si sono cimentate le menti più eccelse dell’umanità, lasciandoci in eredità un vero e proprio patrimonio di idee, che costituisce l’identità e la grande ricchezza dell’Occidente. Ha scritto Einstein che le idee sono la cosa più reale che esista al mondo. E va da sé che, tra queste cose più reali, le più importanti umanamente e socialmente, siano proprio le idee filosofiche.
La storia della filosofia è la storia dei problemi filosofici, delle teorie filosofiche e delle argomentazioni filosofiche. E la storia delle dispute tra filosofi, delle conquiste e degli errori dei filosofi. È la storia di sempre nuovi tentativi di assaltare questioni, che sono per noi ineludibili, nella speranza di conoscere sempre di più noi stessi, e di trovare orientamenti per la nostra vita e meno fragili motivazioni per le nostre scelte.
La storia della filosofia occidentale è la storia delle idee che hanno informato, ossia dato forma alla storia dell’Occidente. È un patrimonio che non va dissipato; una ricchezza che non va perduta.
Dario Antiseri
Giovanni Reale
(dalla prefazione a “Il pensiero occidentale”, 3 volumi, nuova edizione per la Biblioteca La Scuola)