Uno sciopero solo apparentemente assurdo: è in effetti un’immagine di come viene inteso il lavoro in un’economia statalista e inefficiente
A Roma c’è stato uno sciopero di tutto il personale del Comune particolarmente partecipato e particolarmente seguito. Ma anche apparentemente assurdo e incomprensibile: funzionari hanno contestato al Comune di Roma tutta una serie di piccole integrazioni (poche decine di euro l’una) dalle motivazioni più improbabili (dell’indennità di “lavoro in orario pre serale” all’indennità per “lavoro in presenza di pubblico”) che servono a integrare uno stipendio abbastanza misero e il sindaco Marino ha proposto di ridiscutere tutto partendo dal principio che nessuno avrebbe avuto riduzioni di stipendio e che, invece, ci sarebbero stati aumenti per chi fosse disposto a lavorare di più. Una proposta fin troppo generosa verso chi non ha mai brillato per efficienza e produttività. Perché mai allora tanta ostilità? Proprio in questo atteggiamento sta la prova di una delle motivazioni più profonde dell’inefficienza del sistema pubblico: ove (perlomeno in Italia) la sola idea di essere pagati per quanto e per come si lavora suscita scandalo: è un concetto liberale, per diamine! Una volta ottenuto il posto si lavora in base alla propria coscienza! Solo così si può comprendere come in un comune con 63.000 dipendenti l’anagrafe resti aperta solo cinque ore al giorno! Altro motivo è che si parla tanto di lotta al lavoro in nero: ma quanti sono i dipendenti comunali che preferiscono lavorare poco (e guadagnare poco) pur di avere tanto tempo libero per poter fare un secondo lavoro in nero? tantissimi. Il lavoro ufficiale serve per avere una sicurezza, l’altro per guadagnare (esentasse). Non da ora Libertates sostiene la necessità di una svolta liberale negli enti pubblici: il rapporto di lavoro dovrebbe essere uguale per tutti: ognuno viene pagato per quanto e per come lavora: semplicemente
Angelo Gazzaniga