La notizia di questa settimana che è sfuggita a quasi tutti nel marasma politico.
Il sindaco Marino ha proclamato che il Comune di Roma ha un debito di 850 milioni di euro, questo lo sta portando rapidamente alla bancarotta.
Il sindaco appena eletto dopo aver promesso di “far finalmente funzionare” la macchina del Campidoglio ha chiarito:
“dato che è impensabile e improponibile aumentare l’Irpef ai cittadini romani, oppure far fallire il comune, esiste una sola possibilità: che intervenga lo Stato a ripianare il debito. A questo proposito sollecita tutti gli esponenti politici romani a far pressione per un intervento immediato”.
Dal che si può dedurre che:
- alla faccia degli altri comuni italiani che (vedi Catania) sono nel frattempo falliti, Roma deve essere esentata da questo rischio
- visto che i cittadini romani non devono vedersi aumentare le tasse per coprire i propri debiti; tanto vale che le tasse le paghino gli altri…
- quindi si introduce un principio di “sana amministrazione”: chi risparmia, fa sacrifici per avere il bilancio in pareggio e pagare meno tasse non si preoccupi.. ci penseranno altri a fare debiti da ripianare
Sinché si continuerà ad applicare il principio che la colpa del dissesto non è della gestione allegra delle casse comunali, degli sperperi, delle assunzioni facili, ma evidentemente di qualche evento esterno non imputabile a nessuno e che quindi deve ricadere sulla collettività non si riuscirà a risolvere né il problema dell’inefficienza dei servizi (tanto non paga nessuno…) né del debito pubblico (che si annida più negli enti locali che nello Stato centrale).
Solo con un vero federalismo fiscale si possono risolvere questi problemi: i cittadini decidono direttamente quanto e come pagare, quali servizi avere e controllano quanto avviene. Gli amministratori rispondono di quanto promesso e di come lo realizzano.
Sembra tanto semplice… ma in Italia sembra impossibile…
Angelo Gazzaniga