Claudiu Cocan è nato nel 1981 a Cluj-Napoca, in Transilvania (Romania). Vive a Milano ed è padre della Chiesa ortodossa romena. Con questo articolo inizia la sua collaborazione con Libertates.
Si è molto discusso sugli errori del comunismo in tutto il mondo, spesso paragonandoli a quelli del fascismo o di altri sistemi politici, ma la verità è che qualsiasi sistema, sia esso apparentemente democratico o totalitario, che non metta al suo centro l’interesse per la persona umana compresa nel suo insieme, anima e corpo, interesse esteso a tutti gli strati sociali, è un sistema destinato a fallire prima o poi, perché l’essere umano ha il fiuto per il falso e l’ipocrisia e non vuole farne parte.
Ciò premesso, nella serie di articoli che seguiranno, cercheremo di dipingere al meglio non solo le realtà sociali e politiche che il comunismo ha generato in Romania, ma soprattutto le reazioni che ha prodotto nell’anima del popolo (perché i popoli hanno, come le singole persone, una loro anima che li fa andare avanti, o, al contrario, quando la si perde, li fa scomparire dalla scena della storia) e le personalità che sono emerse a sua causa.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, oltre ad asservire alla Unione Sovietica quel poco di economia nazionale rimasta in piedi, il PCR (cioè il partito comunista romeno) ha fatto dell’eliminazione delle élite intellettuali e spirituali del paese un suo principale scopo, creando a tal proposito prigioni e campi di concentramento e sterminio mascherati da campi di lavoro.
In queste strutture hanno trovato la fine, in miseria, moltissimi insegnanti, professori, sacerdoti, piccolo borghesi e contadini che, grazie al loro lavoro, avevano acquisito un tenore di vita sopra la media. Erano qualificati come “nemici di classe”, che, insieme alla qualifica di “legionario” era quanto di peggio si poteva essere chiamati in quei tempi bui della storia recente.
Molti di loro, però, non si sono piegati del tutto e hanno trovato la libertà con cui Dio ci ha creati, dietro le sbarre e sotto le continue torture dei carnefici. Alcuni hanno ritrovato la fede, o l’hanno semplicemente rivissuta ad un livello più profondo, alcuni ancora sono diventati cristiani e testimoni di fede da allora in poi (com’è il caso di Nicolae Steinhardt, nato ebreo e diventato monaco ortodosso, autore di libri che raccontano il suo cammino).
Queste persone, comunemente chiamate oggi “i Santi delle Prigioni”, questi eroi dello spirito, saranno il tema dei nostri articoli perché la miseria e le torture, per quanto possano essere “interessanti” e “attraenti” sotto l’aspetto mediatico, sono comuni nelle dittature, ma vivere la gioia della fede e trovare Cristo nelle celle di Pitesti, Aiud e Jilava, perdonare i tuoi carnefici e arrivare anche a voler loro bene, secondo il comandamento fondamentale della Cristianità, non è da tutti. Sono queste le persone da cui possiamo imparare e che danno valore ad un popolo e all’umanità intera.
Claudiu Cocan