Nell’ultima proposta di riforma del fisco dopo varie proposte di condoni (tutti con nome diverso ma sostanzialmente la stessa cosa) è apparso il cosiddetto “saldo e stralcio”.
Con questa proposta chi ha un debito verso il Fisco può chiuderlo versando una parte e vedendosi annullare il resto. Questo, ovviamente, a certe condizioni: che il debito sia inferiore a una certa (piccola) cifra, che nasca da una dichiarazione del contribuente e non da un accertamento dell’ufficio, che l’Isee dell’interessato sia inferiore a una certa cifra: altrimenti saremmo in presenza non di un condono, ma di una resa del Fisco.
Ma se viene riconosciuta la possibilità di saldare il debito versando una certa percentuale (ad esempio il 70%) sorge spontanea una domanda:
come comportarsi con chi ha pagato tutto il dovuto facendo sacrifici e rinunce o magari vendendo qualcosa pur di adempiere ai suoi doveri verso il Fisco (o meglio verso gli altri cittadini)?
Consigliamo due possibilità:
restituirgli quella quota che avrebbe risparmiato non pagando (cioè il 30% che non si paga con il “saldo e stralcio”
oppure rilasciargli un bell’attestato di “fesso”.
Perché ogni condono, sotto qualsiasi spoglia o nome lo si voglia far passare, ha sempre una conseguenza: premiare i furbi e indurre gli altri a non pagare le tasse perché prima o poi arriva lo sconto
di Guidoriccio da Fogliano