Ai vecchi tempi dell’Italia centralista e statalista in Sardegna esistevano quelle tre provincie storiche che tutti noi conoscevamo fin dai tempi della scuola: Cagliari, Sassari e Nuoro.
Poi è arrivata Oristano, e ai primi del nuovo secolo altre quattro: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia-Tempio.
Tutte spazzate via, o per lo meno accorpate, con la riforma seguita al referendum di abolizione delle provincie, passato in Sardegna con il 97% dei Sì.
Ebbene cosa fa ora la regione Sardegna? Le fa rinascere tutte e otto con l’aggiunta che tre di loro hanno addirittura due capoluoghi di provincia: tra loro (nella provincia dell’Ogliastra) c’è anche Lanusei con 5283 abitanti.
Un’autentica pioggia di presidenti, consiglieri, funzionari e chi più ne ha ne metta!
Una pioggia che si aggiunge all’abnorme aumento degli organici e dei relativi costi degli staff di presidenza e giunta. Basti come esempio lo stipendio del Segretario Generale che riceve 285600 euro all’anno: 46600 in più dello stipendio del Capo dello Stato!
Un esempio di lottizzazione degli incarichi, di spese improduttive di sprechi utili solo a garantire voti e prebende agli amici degli amici.
Altro che “debito cattivo”, è questo un esempio lampante di come una certa politica intende utilizzare i fondi concessi all’Italia per un vero rinnovamento…
Che dire? Data per scontata l’impossibilità storica di un ritorno allo Stato centralista che tutto decide e tutto controlla, l’unica risposta è quella di un vero federalismo.
Non il federalismo “all’italiana”: quello che moltiplica i centri si spesa, che vive nell’ottica del “io spendo, gli altri ci penseranno a ripianare le perdite”, ma un vero federalismo che ha il suo perno nel federalismo fiscale.
Perché è perfettamente lecito che i sardi possano decidere autonomamente quante provincie ritenere necessarie, quali compensi dare ai loro funzionari, ma è altrettanto necessario che sia loro chiaro che le risorse impiegate in questo modo non saranno poi disponibili per costruire strade o gestire ospedali…
Perché una cosa (più che doverosa) è l’aiuto che le regioni più favorite devono dare alle più svantaggiate, una cosa è contribuire a piè di lista agli sprechi e alle spese improduttive e clientelari
di Angelo Gazzaniga