È una storia (o meglio sarebbe definirla storiaccia) quella dei locali di lusso della movida sarda (a cominciare dal Billionaire): come si fa una legge si trova subito il modo di aggirarla.
Infatti a luglio il Governatore della Sardegna con un’ordinanza regionale ammetteva l’apertura delle discoteche purché venissero rispettate le normative di sicurezza. Ordinanza scaduta a fine luglio e poi prorogata fino al 9 agosto.
Tutto in regola, ma poi, viste le immagini di assembramenti in ogni locale, di regole ovunque ignorate, il governo emette il 7 agosto un Dcpm che impone la chiusura delle discoteche, salvo (e qui sta l’inghippo) che le Regioni stesse concedano proroghe visti i dati epidemiologici forniti dal comitato scientifico regionale. Stante il fatto che i dati dei contagi erano in crescita come fare a imporre ai vari Briatore e compagni la chiusura? Semplicissimo: si rinvia la riunione del comitato scientifico sardo e ci si affida ai controlli dei singoli locali.
Risultato: il 12 agosto la Sardegna proroga l’apertura in vacanza di decisioni del comitato scientifico e tutto precipita.
Nel frattempo al Billionaire (solo per fare un esempio perché anche negli altri locali superlusso ci si è probabilmente comportati alla stessa maniera) si raccolgono nomi, indirizzi e telefoni dei frequentatori: così sarà facilissimo avvisarli in caso di contatti con infetti.
Ma anche qui non funziona niente: quando (dopo una settimana) si controllano gli elenchi si scopre che molti hanno dato indirizzi o nomi falsi: si sa mai che alla Guardia di Finanza salti in mente di dare un’occhiata alle dichiarazione del redditi di chi paga 1000 euro per un tavolo!
Risultato: per salvare pochi imprenditori ricchi (e potenti) si sono danneggiati migliaia di imprenditori sardi del turismo che sono stati messi in ginocchio dalla fuga dei turisti dall’isola e si è dimostrato che l’italico vizio di aggirare ogni disposizione per il proprio tornaconto alla fine si risolve in un danno per tutti
di Angelo Gazzaniga