È stata finalmente approvata in extremis la conversione in legge del decreto “salva Roma”: 583 milioni di euro con cui lo Stato (cioè noi!) salva il Comune di Roma dalla bancarotta.
Provvedimento necessario perché non è pensabile che una città intera resti senza servizi pubblici (anche se altri comuni, come Catania, sono stati lasciati fallire), ma anche inutile: se non si tagliano i rami secchi, gli sprechi negli anni prossimi avremo di nuovo in scena lo stesso spettacolo; con una sola, probabile variazione: adesso è Marino che accusa Alemanno di cattiva amministrazione, poi sarà qualcun altro che accuserà Marino…
Dare soldi a chi è in perdita cronica (vedi Alitalia) non è mai una buona idea: prima o dopo i soldi finiranno di nuovo e saremo daccapo e i beneficiati (!) si convincono che non serve cambiare, tanto ci sarà chi provvede!
Ma una strada ci sarebbe: condizionare l’auto di Stato (la legge “salva Roma” non è che quello) a un piano rigoroso di rientro e a quelle riforme che non solo sono necessarie ma che addirittura erano state previste dal governo Monti.
Infatti era stato presentata una proposta secondo la quale tutte le società che erano di proprietà di un ente locale e che lavoravano in gran parte per l’ente stesso dovevano essere riassorbite nell’ente stesso.
Facendo un esempio relativo a Roma: l’Atac (cioè la società dei trasporti) è di proprietà del Comune di Roma e offre i suoi servizi solo al Comune di Roma: a che scopo deve essere una Società per Azioni di diritto privato e non una municipalizzata che fa parte integrante del Comune?
Per un solo, inconfessabile, motivo: così si ha un consiglio d’amministrazione con tante poltrone da distribuire, si possono fare assunzioni anche senza concorso (vero Alemanno!), si possono dare consulenze agli amici, si possono fare contratti senza rispettare i parametri stringenti dei concorsi pubblici… e tutto quanto serve al sottogoverno per prosperare.
Invece la proposta è stata dimenticata; i dirigenti colpevoli di “mala gestio” restano ai loro posti (o, peggio, vengono liquidati con ricche buonuscite; vero Marino?), a Roma metà dei tram non circolano perché mancano i manovratori mentre gli uffici traboccano di impiegati, ecc. ecc.)
Mettere una pezza ai danni senza colpirne le cause alla lunga può solo peggiorare la situazione. Unica soluzione: il controllo dei cittadini sulla gestione dei servizi, come da sempre chiedono i Comitati, attraverso un federalismo fiscale, la democrazia diretta e la semplificazione delle leggi.
Angelo Gazzaniga