Contro il trattato di libero scambio Usa-Ue Guido Rossi si scaglia con un linguaggio che ricorda da una parte le Brigate Rosse e dall’altra il miglior Mussolini
Chiunque sia dotato di buon senso capisce che oggi il continente europeo si trova pericolosamente “on the border”, sull’orlo del baratro, anche perché i trattati Usa-Ue per il libero scambio sono demonizzati dall’oligarchia dei sapienti in salsa “socialista reale”. E infatti un giornalista caratterizzato da un certo equilibrio cosmopolita come Federico Rampini ha spiegato la tensione kennedyana di tipo realpragmatico che guida il pur discutibile Presidente Barack Obama nel facilitare l’approvazione a tappe forzate del Trans Pacific Partnership come conditio sine qua non di un nuovo Piano Marshall fatto di stimolazione dal lato dell’offerta: “Non è ancora il momento di intonare il De Profundis per i trattati di libero scambio. Dopo aver subito una battuta d’arresto umiliante, ad opera del suo stesso partito, Barack Obama ci riprova. Giovedì la Camera gli ha approvato la legge delega che lo autorizza a negoziare i trattati per poi sottoporli ad un voto finale al Congresso. La procedura viene chiamata fast-track, corsìa veloce. E’ stata sempre usata per far passare questi trattati, dai tempi del Nafta…”.
Come rileva Rampini facendo una radiografia assai interessante dell’eterno scontro tra massimalismo partigiano e riformismo al di qua e al di là dell’Atlantico, i detrattori del trattato con argomenti retoricamente strumentali, “…paventano un indebolimento delle protezioni dei lavoratori e dell’ambiente ma i due trattati si negoziano fra gli Stati Uniti e altri paesi avanzati dove i diritti dei lavoratori, la salute e l’ambiente sono protetti spesso molto meglio”. Insomma, ne vale assolutamente la pena perché – è utile sottolinearlo all’infinito – l’iniziativa privata è sotto il rischio di uno scacco matto dall’austerity depressiva della domanda, e chi si schiera contro l’apertura inedita agli investimenti privati fa un gioco spregiudicatissimo.
Di contro, sul Sole 24 ore il giurista Guido Rossi scrive una sgangherata requisitoria analitica vetero mussoliniana contro la liberalità del Pacific Partnership che ricorda il linguaggio brigatista sullo STATO IMPERIALISTA DELLE MULTINAZIONALI -il Sim durante gli “anni di piombo” (Indro Montanelli docet). Anzi, il professor Rossi ci va vicinissimo in un articolo che già dal titolo è concettualmente sbagliato: “Prima il diritto poi il commercio”, perché se ciò fosse vero sarebbe una tragedia per la creatività imprenditoriale che come tale è svincolata dal primato della burocrazia politicistica. Ecco i passaggi salienti dell’analisi ideologizzata di Rossi: “Nel corso della settimana passata due avvenimenti di straordinaria importanza hanno allontanato dalle prospettive dell’ordine mondiale un tentativo imponente di ristrutturazione dei mercati. Si tratta di analizzare la sorte di due acronimi, per lo più ignorati dai mezzi di comunicazione italiani, ma a proposito dei quali, da tempo, ferveva un acceso dibattito internazionale. Orbene, gli acronimi sono il TPP (Trans Pacific Partnership) e il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). Le identiche caratteristiche dei due Trattati consistono nel fatto che i dettagli degli accordi sono in larga parte segreti, e comunque non definitivi; inoltre, il diktat è che in ogni caso bisogna arrivare in grande fretta ad una decisione da parte degli organismi politici interessati…Nell’un caso, come nell’altro, si trattava di porre le nuove basi per un “ordine giuridico della globalizzazione” che Robert Reich, il noto autore di Supercapitalismo, ha qualificato come: “Corporate coup d’état” (Colpo di Stato delle multinazionali) ”.
Ci sono due obiezioni da fare immediatamente al ragionamento contorto del professor Guido Rossi: la prima è che c’è da augurarsi che i famigerati Nuclei Armati Rivoluzionari, vedi l’omicidio di Marco Biagi, da sempre operanti nel nostro Paese non abbiano letto una diagnosi così caricaturale perché è da “frasi de relato” giornalistiche che nasce e si sviluppa la strategia della tensione terroristica in molti casi; è disinformazione dire che c’è stato un diktat quando è stato lo stesso collega Rampini a smentire Rossi a proposito della fantomatica “segretezza di Stato” sul TPP!
Alexander Bush