Stravince Matteo Renzi alle primarie del Pd. Eppure a quelle di partito in senso stretto se la giocava con Gianni Cuperlo. Ma quando la parola è passata dall’apparato al popolo il consenso a Renzi si è impennato mentre quelle del grigio funzionario ex Pci sono scese a poco più del 18%. Questo vuol dire una semplice cosa: il consenso è più reale quando più il voto è vicino al cittadino e non all’iscritto o al funzionario di partito. Insomma meglio primarie aperte e magari garantite per legge che primarie ad Pd vecchio stampo come quelle che hanno portato alla vittoria Pierluigi Bersani nelle scorse competizioni di partito.
E adesso? Un’altra semplice cosa: Renzi potrà organizzare il partito con una sua maggioranza e attuare quel rinnovamento “rottamatore” che ha a lungo promesso. E se non lo farà dovrà renderne conto alle prossime primarie che si spera siano sempre più aperte e che un giorno divengano obbligatorie per legge. Una speranza insomma si è accesa nel Pd.
Dall’altra parte il vuoto totale invece, ad eccezione della Lega dove Matteo Salvini ha praticamente umiliato Umberto Bossi con un consenso quasi plebiscitario. Forza Italia resta infatti un partito personale dove il capo, cioè Silvio Berlusconi, ne decide i destini.
Il nuovo centrodestra di Angelino Alfano pare invece abbia promesso prossime primarie per l’elezione del segretario. Con un po’ di fiducia staremo a vedere.
Difficile fare invece un’analisi in tal senso degli altri partiti più piccoli perché al momento c’è in loco ancora un work in progress. Speriamo non sia eterno!
Alla fine della fiera, al momento il Pd sembra avere un tasso di democrazia interna un po’ più alto rispetto agli altri partiti. Speriamo che almeno duri. Un punto interrogativo sulle altre formazioni politiche, compreso il Ncd di Alfano. Ma la speranza è l’ultima a morire. Attendiamo fiduciosi.
Democrazia zero invece per Forza Italia dove continua a regnare incontrastato da vent’anni Silvio Berlusconì. Agli elettori il verdetto finale.
Renato Cantagalli
Molto ben detto. Primarie aperte sempre e comunque. Aggiungiamo: di partito e non di coalizione, per non rimettere in gioco gli apparati. E scaglionate nel calendario (al contrario delle ultime del Pd, pur apprezzabili) in modo da consentire anche agli “underdog” (i candidati inizialmente poco conosciuti) di mostrare quanto valgono. Forza Italia? Il Nuovo Centro destra? Gli altri? Campa cavallo, per ora restano più chiusi che mai. I piccoli partiti? Più piccoli sono, più rivelano la loro natura padronale. L’obiettivo è arrivare a due soli grandi partiti, scalabili da chiunque attraverso vere primarie aperte. D.F: