Berlusconi e la vicenda Alitalia: chi è stato più comunista e statalista di tutti?
La verità (cosa assai complessa diceva Gaetano Salvemini) è che, traendone un bilancio finale, il Cavaliere è stato l’italiano più comunista dai tempi di Amintore Fanfani.
Ha procurato una distorsione sovietica all’economia italiana con la turbativa di mercato posta in essere nei confronti di Alitalia. Una vicenda gravissima sotto il profilo dell’attentato al libero mercato. Dall’interessante “Capitani vergognosi” di Alessandro De Nicola ecco le prove dello stalking del Cavaliere sulla compagnia di bandiera: “L’incredibile si è verificato. Se fino a ieri qualcuno avesse ipotizzato l’intervento di Poste Italiane per salvare Alitalia, sarebbe stato accolto da un moto di incredulità. E sì che nel nostro Paese siamo abituati a tutto…Non vorrei essere nei panni di un consigliere di amministrazione di quest’ultima società (le Poste): per trovare l’“interesse sociale” che giustifichi un investimento così importante in una società che macina perdite come un turbine…Era già stata una disgrazia fino al 2008: le perdite accumulate all’epoca erano di 1,8 miliardi e la politica aveva sprecato un’occasione d’oro negando la fusione con l’olandese Klm. Da quella data in poi, quando la rocambolesca difesa dell’“italianità” di Silvio Berlusconi ha fatto sì che si perdesse l’opportunità di vendere la compagnia ad Air France per un prezzo oggi inimmaginabile (1,7 miliardi), le cose sono andate di male in peggio…”.
Ecco, Berlusconi oggi al tramonto è stato uno degli statalisti peggiori dell’Italia repubblicana. Un bilancio che più magro non potrebbe essere.
Alexander Bush
Non sono per nulla d’accordo, il tentativo di salvare litalinita’ di Alitalia era giusto che fosse fatto, a mio parere. Domandiamoci invece cosa sarebbe dell’Alitalia se fosse diventata parte di Air France.