Cosa pensano i cubani della vittoria di Trump?
Non avevo intenzione di scrivere sulla vittoria di Trump, ma alcuni amici mi hanno chiesto che cosa si dice a Cuba e quindi vado a riportare i discorsi che si fanno da queste parti.
La battuta che ricorreva le strade e i bar cubani dopo la sua vittoria era: “te estabas acostumbrando al potaje,* olvidalo, con Trump ni veras el garbanzo” ossia “ti eri abituato al potaje? scordatelo, con Trump non vedrai nemmeno più i ceci”.
Il cubano di strada, a differenza dei politici – l’unico che ogni tanto fa battute e’ il Presidente Raul Castro – spesso la mette in ironia, ma questa volta rappresenta bene il senso comune del “non gliene puo’ fregggaddemeno”.
Quasi tutti sono rimasti stupiti del fatto che a livello di voti ne avesse avuti ben 4 milioni in piu’ la Clinton, nella somma totale, ma che avesse vinto chi di voti ne aveva avuti meno. E quindi spontanea e’ circolata la domanda: ma che democrazia è quella dove non vince chi ha avuto più appoggio popolare? La risposta tecnicamente è semplice, ma resta incomprensibile per il buon senso comune.
La elezione del seggio unico per circoscrizione fa si che tutti i voti oltre il 51% vadano dispersi. E cioè la Clinton, là dove ha vinto ha vinto, lo ha fatto con ampi margini, ma ha vinto in più seggi Trump, anche se con margini risicati.
Resta incomprensibile per il cittadino di strada del Continente, perché a scuola avevano appreso che per quelli che hanno inventato la definizione “democrazia” (la Grecia antica) la parola significava governo della maggioranza del popolo.
Allora a seguire veniva la domanda: e questi sono quelli che vorrebbero insegnarci la democrazia? D’altra parte era giàavvenuto anche di peggio con Bush e Gore.
In conclusione, gli unici spaventati per la vittoria di Trump sono i governi di destra sorti in Argentina e Brasile, perché avranno più opposizione popolare ad un’alleanza con gli USA rispetto a quella che hanno avuto con Obama o, se avesso vinto, la Clinton. Nessuno spavento invece per le popolazioni con governi di sinistra, dato che il Trump è interessato più alle macro economie, e quindi molto più ai 190 milioni di consumatori della Russia che dei miseri 11 milioni di cubani. E naturalmente anche dei consumatori della UE dove Germania, Francia e Italia hanno livelli di consumo maggiori degli Stati Uniti. (per tranqullizzare i miei amici che non si sentono tanto consumatori, va detto che nei sistemi capitalistici, i consumi li realizza il 30% della popolazione, il resto s’arrangia, ma negli Usa il 70% si arrangia più che in Europa).
E poi sono cominciati i bilanci della presidenza Obama.
I messicani hanno scoperto che nel periodo Obama sono stati deportate, o riportate indietro, più persone che nella gestione Bush, quindi il muro promesso da Trump è subito apparso sbiadito.
I cubani, tirando le somme, hanno scoperto che pur con la riapertura delle relazioni diplomatiche non hanno avuto nessun vantaggio rispetto a prima. Anzi, in questi ultimi giorni sono state scoperte ben tre aziende informatiche con sedi statunitensi, che hanno introdotto a Cuba semplici apparati che permettono, chiamate e sms internazionali, come se fossero interne USA coi relativi prezzi, senza passare dalle strutture statali cubane, che significa senza pagare imposte allo Stato cubano.
I venezuelani addirittura sono stati dichiarati – questa è addirittura comica ma e’ un decreto presidenziale non di Bush bensi di Obama – una minaccia per la sicurezza degli USA.
Nei vari tentativi di destabilizzare i governi progressisti di Bolivia e Equador sono sempre emerse relazioni con le ambasciate USA in quei Paesi. E dato che non fa parte di questo Continente, non ne parliamo, della Siria…
E quindi qui tutti dichiarano che è difficile che Trump riesca a fare di peggio.
Ma la cosa piu’ interessante di questa elezione è che gli USA riescono sempre ad avere il Presidente che occorre loro in quel momento. Quasi meglio della Chiesa Cattolica Romana col Papa.
L’apparato industrial-militare statuinitense era in crisi di sovraproduzione: perciò hanno voluto il guerrafondaio Bush, che però ha degradato l’immagine USA tra guerre giustificate con falsità e torture effettive; poi vanno a pescare l’immagine di santarellino di Barak Obama, che però non riesce a venir fuori dalla crisi economica; e quindi vanno a pescare un macrocapitalista.
Infatti ricordo che già un anno fa un giovane giornalista statunitense intervistato a Telesur, (televisione multinazionale di sole notizie), aveva dichiarato che la Clinton non poteva vincere perché i potentati economico-finanziari non necessitavano di un altro avvocato, ma di qualcuno che “reimpulsasse” l’economia.
Ce la farà il Trump? Naturalmente a noi toccheranno solo le briciole, però come mi dicevano in Nicaragua tempo fa: Mejor Lada (automobile sovietica) que nada!
E questo e’ tutto o quasi, spero sufficiente a che ogni uno tragga le sue proprie conclusioni.
*Il potaje, in italiano sarebbe il puré di ceci, o di fagioli, con molti ingredienti aggiunti, principalmente affumicata.
di Giancarlo Guglielmi