A volte le statistiche dicono più di tanti discorsi: quando e perché è esploso il debito dell’Italia?
È stato recentemente pubblicato uno studio dettagliato sull’andamento della spesa pubblica in Italia dall’Unità ad oggi espresso in euro 2009.
I dati che emergono parlano da soli:
- dal 1862 al 1918 (cioè un periodo che vide l’Unità, la nascita dell’Italia come Paese moderno, la I guerra mondiale) le spese sono passate da 4 miliardi (di euro) a 38 con un aumento di 9,3 volte
- dal 1919 al 1938 (cioè durante l’epoca fascista) sono rimaste di 34 miliardi
- dal 1939 al 1945 (cioè durante la II guera mondiale) sono passate da 40 a 70 miliardi
- dal 1951 al 1961 (cioè gli anni della ricostruzione) passarono da 32 a 52 con un aumento del 61,6%
- dal 1961 al 1971 si passò da 52 a 126 con un aumento del 142%
- nel 1980 la spesa fu di 350 miliardi
- nel 1990 era di 573 miliardi!
Una serie di numeri e una considerazione lampante:
l’esplosione della spesa pubblica italiana non è dovuta né all’Unità, né al fascismo, alla ricostruzione postbellica o addirittura alle due guerre mondiali: si è verificata nei vent’anni del consociativismo e dello statalismo strisciante. Gli anni cioè del “deficit spending” all’italiana: il consenso ottenuto non tramite riforme o buona gestione della cosa pubblica ma con concessioni e benefici a tutti: tanto pagheranno le generazioni a venire!
. Un’altra prova che una democrazia funziona bene quando c’è un vero bipolarismo: costruttivo, con una maggioranza che fa e un’opposizione che pungola e controlla, pronta a sostituirsi alla maggioranza alle prossime elezione e non quando c’è un’accozzaglia di partiti riuniti in coalizioni fittizie e provvisorie: proprio quello che ci prospetta l’Italicum
Angelo Gazzaniga