Ma come si fa a capire cosa pensano davvero i politici italiani quando pensano solo a intercettare il consenso?
Un esempio del modo di procedere dei politici italiani (e non solo, sia chiaro, dei Cinque Stelle) è la faccenda del nuovo stadio di Roma.
In campagna elettorale Grillo si era scagliato contro l’idea di costruire a Roma uno stadio ex novo e soprattutto contro quel progetto allora in discussione. Non aveva tutti i torti: una colata di cemento (un milione di metri cubi!) in cui lo stadio non era che una delle costruzioni, in una zona a rischio esondazione Tevere. Questa battaglia, che gli ha fatto avere la patente di anti-palazzinaro e di difensore dell’interesse dei cittadini, è stata condotta non solo in sede politica, ma anche giudiziaria, con un esposto in cui si delineavano svariate ipotesi di reato.
Ma, una volta arrivati in Campidoglio, ecco la svolta: cacciato l’assessore messo lì proprio per lottare contro i palazzinari, si approva una versione solo parzialmente ridotta della volumetria e comunque sempre nello stesso posto.
Perché: forse perché ora il consenso si intercetta meglio assecondando le richieste dei tifosi e facendosi aiutare dai poteri forti (palazzinari e banche che altrimenti vedrebbero andare in fumo prestiti miliardari in caso di fallimento dei suddetti)?
Non lo sapremo mai, sapremo però con certezza una cosa: un vero politico, cioè chi difende gli interessi della collettività e non insegue semplicemente il consenso, è tenuto a mantener fede agli impegni presi con i propri elettori, oppure a giustificare con validi elementi il proprio cambiamento.
Altrimenti siamo alle solite: promettere tutto a tutti, tanto poi se si resta all’opposizione si grida all’incapacità del governo e se si va al potere, basta cambiare idea.
di Guidoriccio da Fogliano