Forse la Banda della Magliana e Standard’s & Poor si somigliano un po’? Tutte e due agenzie (l’una del crimine, l’altra dei rating) ma con un’attività sostanzialmente truffaldina per ambedue?
A differenza del grande giornalista Eugenio Scalfari, il sottoscritto ritiene che esista un “uso strumentale della questione morale”: la questione morale è connessa certamente all’indagine “Mafia Capitale” che scaturisce dalla – per certi versi – kafkiana resurrezione della Banda della Magliana nei suoi elementi residuali di agenzia del crimine (così la definì il commissario anti-mafia Domenico Sica). Che Massimo Carminati, ex killer dei Nuclei Armati Rivoluzionari e braccio destro del trafficante di droga Enrico De Pedis – già indicato dall’accusa al processo per l’omicidio Pecorelli come esecutore materiale dell’assassinio del giornalista su indicazione del gruppo Vitalone-Andreotti – sia riuscito a pilotare nomine, assunzioni e a portare fiumi di tangenti dentro un’azienda strategica del Sistema Italia come Finmeccanica, è fatto di una gravità inaudita. Ha perfettamente ragione Alberto Statera su “la Repubblica” a parlare di una sudamericanizzazione incipiente da Romanzo Criminale di Roma.
Ma il problema è… che Platone (cioè il signoraggio tecnocratico delle agenzie di rating che con pedagogismo commissariale guardano gli Stati dall’alto in basso) è stato a osservare. Anzi, a godersi sadicamente lo spettacolo del darwinismo criminale operante in Mafia Capitale nella “revolving door”- porta girevole -tra delinquenti plebei e cittadini al di sopra di ogni sospetto: perché, con l’alibi perfetto che la politica nazionale va male, anzi malissimo, ed è un verminaio camorristico corruttivo nell’eterna “capitale infetta, nazione corrotta”, s’è consumato l’ultimo delitto perfetto del declassamento e/o downgrade del debito pubblico a BBB- concomitante (toh, guarda che coincidenza temporale!) con l’escalation degli arresti capitolini. Infatti la Procura della Repubblica di Trani denunciò che: “è evidente che giudizi “negativi” su un emittente “sovrano” (uno Stato) sortiscono l’effetto di allontanare gli investitori e gli investimenti da quello Stato e al tempo stesso producono un più alto finanziamento del debito pubblico”. Cioè speculazione che più darwiniana non si può. Questa pagella del credito appare come una grave manovra di attacco alla Repubblica Italiana, visto che nel “biennio horribilis” 2011-2012 si era già verificata all’interno di un discorso di manipolazione continuata e pluriaggravata del mercato secondario tale da costituire “… un autentico inedito nel panorama investigativo nazionale ed internazionale… per le gravi ricadute- sul sistema economico-finanziario del Paese -provocate dalle valutazioni formulate dalle indicate Agenzie (in violazione dei regolamenti europei sulle attività di rating) sull’affidabilità creditizia dell’Italia in un dato momento storico”.
In altri termini, immunità giurisdizionale alla socializzazione in perdita dei Credit Default Swaps (se voi, Italia, andate male, noi guadagniamo un premio assicurazione sul vostro rischio fallimento) e privatizzazione dei profitti. Dunque Statera fa bene a sottolineare che:“la politica è per pezzi interi al servizio della delinquenza e non viceversa, con l’esclusione doverosa di quei tanti che la fanno perché veramente ci credono… Manager e killer, assessori e spacciatori, imprenditori e rapinatori, ministri e assassini. Sì, assassini…”. Tuttavia, come già spiegò Luciano Barra Caracciolo in “Trattati Ue e Costituzione. La convivenza impossibile” nell’era dell’incubo del contabile, “l’uso di una giustificazione come quella ancorata a “clientelismo e corruzione”…risulta generalmente utilizzata come “copertura” per un disegno, a sua volta, redistributivo” di una deregulation finanziaria direttamente inoculata nel fallimento dello Stato. La domanda è allora inquietante:chi è più colpevole tra le agenzie di Rating e Mafia Capitale? “A pensar male si fa peccato, ma s’indovina”.
Alexander Bush