Il problema delle partecipate è sempre il solito…
In Puglia si sono scontrati due treni della Ferrovia del Sud Est: per fortuna con pochi feriti lievi.
È andata bene ma poteva andare molto peggio: i due treni, due vecchie automotrici, si sono scontrate frontalmente correndo su un binario unico.
Ma questo non riduce lo scandalo: le Ferrovie del Sud Est sono le maggiori del Paese: 474 chilometri di linea, di cui 470 a binario unico!. Sono fallite da tempo, travolte da una massa di scandali notevole anche per un Paese come l’Italia. Il presidente è rimasto in carica 23 anni e negli ultimi 10 ha guadagnato 13 milioni di euro, sono state acquistate elettromotrici polacche usate che, dopo molti passaggi di mano, hanno visto incrementare il loro valore da 900.000 a 190 milioni di euro, 50 milioni di consulenze fatte da amici e compari… tutto un teatrino già visto in tante società pubbliche o partecipate.
Ma a che servono, ci permettiamo chiedere, tutti quei controlli, quelle commissioni di collaudo, quella burocrazia soffocante e costosa se poi nessuno si accorge di nulla e occorre un incidente (per fortuna senza morti, ma non è sempre così) per far dire all’ineffabile presidente della Regione Puglia Emiliano: “adesso spendiamo 36 milioni per garantire la sicurezza della linea”.
Perché prima nessuno si era accorto che la linea era pericolosa?
A chi invoca a gran voce (e a colpi di scioperi) la rinascita delle imprese statali, la gestione pubblica dei servizi, la garanzia (a prescindere, come diceva Totò) del posto fisso noi diciamo: questi sono i risultati di questo tipo di approccio.
Occorre invece mettere in concorrenza i servizi, appaltarli con gare pubbliche e trasparenti, non importa se a imprese pubbliche o private: quello che fa la differenza è la concorrenza e la trasparenza, non la proprietà delle imprese.
Allo Stato il compito di stilare bandi chiari e comprensibili, con paletti e garanzie ben definite, fare gare trasparenti e corrette, far rispettare le regole e intervenire solo se l’assegnatario non rispetta le regole. Non quello di fare l’imprenditore al servizio degli interessi dei soliti amici degli
di Guidoriccio da Fogliano