A quando un’autentica economia libera in Italia?
Jean Claude Juncker, con onestà kissingeriana da Gordon Ghekko travestito da Platone, lo aveva detto ai “non addetti ai lavori” che danno molto fastidio al filosofo turbo-realista Massimo Cacciari: “Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno”.
I dirigenti apicali delle demoplutocratiche agenzie di rating Standard and Poor’s, Moody’s e Fitch (gli investitori istituzionali che scommettono sull’economia senza mercato dei PIGS), già depressi dall’inchiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani sulla manipolazione pluriaggravata e continuata del debito pubblico sovrano, hanno festeggiato a distanza il 30° compleanno di Micromega, leggendo l’articolo manifesto di Enrico Grazzini: “Nazionalizzare subito il Monte dei Paschi di Siena”. Un altro modo di chiamare il socialismo reale nei confronti dei derivati deteriorati, già proposto e attuato con successo dai teorici “cinici cosmici” della “secular stagnation” – stagnazione secolare – in America, vedi Larry Summers e Bill Clinton.
Come mai le Tre Sorelle del Giudizio Universale degli Stati (ex) sovrani sono in preda ad un’oscillazione bipolare dell’umore negli umori delle speculazioni anti-mercato? 1) Il principio monetarista del finanziamento di uno Stato sui mercati apre la strada alla “speculazione a breve periodo” che è l’apripista dell’austerity mangia-risparmi, per ricapitalizzare i derivati salsiccia una volta che la prima impone interessi da usura, e 2) lo ha già spiegato con la consueta chiarezza d’analisi Ferdinando Giuliano su “la Repubblica”, che ha il difetto di essere un liberale in un paese in cui – per dirla alla Franco Cordero – “l’impeachment anglosassone appartiene all’altra faccia della Luna”: se Mps, già drogato dal finto aumento di capitale nell’ambito dello “stress test” delle banche italiane e beneficiario finanche del prelievo forzoso di 3,5 miliardi di euro dalle tasche dei contribuenti italiani nella socializzazione in deficit del gioco d’azzardo, venisse nazionalizzato per davvero – con un pressing straordinario sul “gattopardo” Matteo Renzi – le conseguenze sarebbero devastanti: “Questa strategia si scontra da diversi mesi con la Commissione Europea, che vede il pericolo di un possibile aiuto di Stato: per il commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager, le garanzie pubbliche devono essere offerte a un prezzo di mercato, onde evitare che le banche italiane siano aiutate rispetto ai loro concorrenti stranieri e che i contribuenti si accollino dei rischi” tecnicamente immensi “senza essere adeguatamente compensati” (sic!). Infatti la Cassa Depositi Prestiti, che ha già elargito “aiuti di Stato” ante-Depressione alla Fininvest del Biscione ed è un ente giuridico privato ma in mano allo Stato Canaglia (variante italiana del capitalismo renano), accoglierebbe nella sua pancia 360 miliardi di crediti deteriorati nel “mercato secondario” della speculazione, e c’è da giurare che non verrebbero rivenduti a buon prezzo alle società specializzate nel recupero crediti.
E’ lo Stato Imprenditore, bellezza! Questa spazzatura di derivati tossici – grazie all’“aiuto di Stato” da Salvador Allende – sarebbe protetta (fuori) dal Mercato nel gattopardismo 2.0 dell’andreottian Polo Pubblico Nazionale: ciò vuol dire continuare a speculare nel “mercato secondario” anti-concorrenza, e togliere tutto l’ossigeno residuo al credito alle imprese e famiglie. Lo spread andrebbe alle stelle, è inevitabile. Infatti Ferdinando Giuliano contesta con lungimiranza che: “Le garanzie statali…finiscono per esporre il bilancio dello Stato a dei rischi. Questo problema è tanto più rilevante in un Paese come l’Italia che per anni ha usato il debito pubblico come ammortizzatore di errori commessi da privati, che ha portato le nostre finanze ai limiti dell’insostenibilità…”.
Nella sciagurata ipotesi della “golden share” – diritto di veto – dello Stato Imprenditore, “…le garanzie pubbliche dovranno comunque avere un prezzo che sia in grado di compensare il contribuente per i rischi che si accolla. Ancora meglio sarebbe coinvolgere società private nell’emissione delle garanzie”: al fine di evitare un inutile braccio di ferro con la Commissione degli eurocrati, che avrebbe un costo incalcolabile per il Sistema Italia: aumenterebbe così il finanziamento del debito pubblico a causa dell’assurdo “vincolo esterno” imposto dalla Bce, le agenzie di rating declasserebbero a livello “junk” – titoli spazzatura – i titoli di Stato, la Deutsche Bank di turno acquisterebbe un CDS sul rischio insolvenza del Sistema Italia, e tutti noi entreremmo nella trappola mortale dell’austerity default. Come la Grecia del nazionalsocialista Varoufakis. La soluzione “andreottiana” opposta è tecnicamente “pazza” nel senso dell’accoglienza a braccia aperte della speculazione internazionale: “Anche se poi la Ue accusasse la CDP di “aiuti di Stato”, il contenzioso giuridico sulla nazionalizzazione durerebbe anni. La eventuale sentenza della Commissione Ue potrebbe essere impugnata dal governo…Intanto una delle principali banche italiane, che presta decine di miliardi di euro alle famiglie e alle aziende, verrebbe salvata.
Certo, ma nell’ottica del “troppo grande per fallire” e dunque del deficit spending nei confronti dei derivati elevato al rango di illecito “aiuto di Stato” extra-ordinem – fuori cioè dalla legalità dell’ordinamento! Ma stiamo scherzando?! Le Borse esulterebbero nello scacco matto alla Repubblica Italiana.
La soluzione a questi enormi problemi è una sola: la “distruzione creativa” di Joseph Schumpeter, far fallire tutto. Basta con i cinici cosmici, per favore. Il comunismo reale non era crollato nell’89? A quanto pare no!
Alexander Bush