Sui grandi furbetti l’Antitrust chiude un occhio

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donvito
Crediamo che se c’e’ un indirizzo che la nostra economia dovrebbe intraprendere in modo tenace e deciso, sia quello del libero mercato e della concorrenza. Non abbiamo scoperto chissaché con questa affermazione, ce ne rendiamo conto. A parte rari ultrà dell’economia di Stato, tutti dicono, in linea di principio, più o meno di operare e sperare che la politica economica del nostro Paese vada in questo senso. Se poi ci spostiamo nel poco affollato luogo in cui i legislatori sono tali e non solo degli “yesman”, quei pochi che hanno dato lustro ed esecuzione al loro mandato istituzionale, sono stra-convinti di avere operato in questo senso.
Ma nel nostro Paese esistono sempre le doppie verità, o le verità che dicono il contrario di quello che vantano di asserire.
Uno dei pilastri di questo “dare un colpo alla botte ed uno al cerchio” è l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm-Antitrust). Un’Autorità che dovrebbe essere il baluardo a difesa della liberalizzazione del mercato, creata ad hoc per il delicato passaggio da una economia sostanzialmente di Stato, com’era l’Italia dopo le nazionalizzazioni con l’’Iri (Istituto Ricostruzioni Industriali) al centro di tutto, ad una economia di libero mercato.
Premesso che lo stato comatoso della nostra economia, e il conseguente costo esorbitante di numerosi servizi e prodotti che in altri Paesi arrivano a costare anche la metà rispetto all’Italia, non è solo colpa di questa Autorità, sicuramente quest’ultima dà il suo prezioso contributo a ritardare il tutto e ad alimentare i furbetti. Basta che questi ultimi non siano i delinquentelli che magari aprono una srl ad 1 euro e poi vendono “pacchi” o fregature tramite Internet (delinquentelli che l’Autorità sanziona di frequente anche in modo pecuniario), i big della nostra economia non sono mai vittime dei rigori delle leggi e, soprattutto, di sanzioni che, a fronte di azioni e comportamenti che sono come delle vere e proprie truffe, riescono sempre a farla franca.
Stiamo parlando di quanto accaduto in quest’ultima settimana dove, a fronte di comportamenti ritenuti pratiche commerciali scorrette o abuso di posizione dominante, questi “big” si sono visti tirare le orecchie per quanto avevano delittuosamente messo in atto contro clienti e/o concorrenti. I provvedimenti Antitrust che non hanno comminato sanzioni (pur in presenza di atti gia’ compiuti e con relative vittime economiche) sono quelli presi nei confronti di:

  • Telecom, Wind e Vodafone per pratica commerciale scorretta (vendevano servizi “per sempre” e/o “illimitati” che non erano tali) (1) Link;
  • gruppo Fs per abuso di posizione dominante verso i loro concorrenti di NTV (Italo), quasi sempre ostacolati per la fruizione di servizi che il gruppo FS gestisce in regime di monopolio (2) Link.

In entrambi i casi l’Antitrust ha scelto, invece di comminare sanzioni, di far fede agli impegni dei tre gestori telefonici e del gestore ferroviario di non continuare e reiterare questi comportamenti anti-mercato.
E i danni subiti fino ad oggi dai clienti di Telecom, Wind e Vodafone e dal gestore ferroviario NTV e dai loro clienti? “Chi, ha avuto, ha avuto… chi ha dato, ha dato… scurdámmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Napule paisá!…”. Una filosofia di vita, una pratica economica e commerciale che – a nostro avviso – non solo impedisce la creazione di mercati e concorrenza, ma aggrava la situazione rendendola peggiore soprattutto per il cliente/utente/consumatore finale, comunque vittima finale in quanto anello finale pagante. Vittima che con grandissima difficoltà e improbabili esiti potrebbe anche rifarsi verso queste aziende per recuperare il maltolto, ma che quasi mai lo fa, perché i costi da sostenere non meritano rispetto agli ipotetici risultati se dovesse esserle riconosciuta la ragione…. e queste aziende ben lo sanno, per cui, preso l’impegno…. al prossimo impegno.
A nostro avviso – per concludere – in un’economia e organizzazione capitalista, liberista e concorrenziale, dovrebbe accadere proprio il contrario, a partire dalla certezza dei diritti e delle pene: chi sbaglia paga e non promette….
Aspettiamo iniziative legislative che prendano in considerazione queste nostre puntualizzazioni e modifichino le norme che consentono all’Antitrust questa discrezionalità che, al nocciolo dei fatti, consente che si continui ad operare per incrementare le economie del malaffare, del non-diritto e dell’economia di Stato.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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