Sveglia Europa!, arriva il ciclone Trump

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Che significa il successo di Trump, anche per l’Europa ?

Il successo di Trump non puo’ essere liquidato motivandolo con populisno e spregiudicatezza, ha ragioni più profonde.
La società statunitense è molto piu’ complessa di quella che appare all’osservatore superficiale ed anche dalle statistiche. Gli Stati Uniti non sono uno Stato sociale e vi sono moltissimi cittadini che vivono in stato di indigenza, senzaavere le tutele anche sanitarie che esistono in altri Stati. E la disoccupazione pare più alta di quella che risulta dalle statistiche per le modalità con le quali queste vengono calcolate.
Vi sono ancora piccole sacche di razzismo, dovute in parte non a convinzioni etniche, ma alla concorrenza nel mondo del lavoro che fanno alcuni, vedi gli immigrati latino americani.
E vi è il problema dei veterani anche invalidi (le forze armate Usa impiegano più di tre milioni di persone ) per i quali non sempre vi sono le tutele sanitarie, sociali ed economiche necessarie.
All’opposto, vi è il mondo della grande finanza che maneggia cifre colossali, che remunera i suoia ddetti in modo esagerato se non vergognoso, che è indifferente ai problemi sociali di una parte della popolazione, e il mondo delle multinazionali e delle grandi aziende che guardano al costo del lavoro e creano o spostano fabbriche in paesi con mano d’opera che costameno, creando disoccupazione nel proprio paese.
Nel mese di maggio, un lungo ed asettico articolo della New York Review of Books attribuiva a Trump un notevole carisma che aveva dimostrato anche in una trasmissione televisiva creata e diretta da lui e dagli altissimi ascolti, The Apprentice, nella quale si giudicavano candidati ad un posto di lavoro.
Ciò premesso, Trump, in tutti i suoi comizi, si è rivolto prevalentemente a chi sta meno bene, ai disoccupati, ai veterani, non con i giri di frase generici di troppi discorsi politici, ma con un liguaggio diretto, crudo, talvolta anche eccessivo, ma che veniva ben capito da chi lo ascoltava.
E dicendo chiaro e tondo cosa avrebbe fatto se eletto presidente: tra l’altro, limitare l’immigrazione e costringere i grandi gruppi a riportare lavoro a casa loro.
E per i veterani è riuscito a raccogliere, anche con il suo contributo, qualche milione di dollari.
Negli Usa il patriottismo è ancora sentito ed è un collante sociale importante, per questo uno dei suoi slogan è stato: “farò di nuovo grandi gli Stati Uniti d’America.
In un paese dove il successo economico usualmente non crea invidia, ma ammirazione, ha vantato i suoi successi economici e di manager come garanzia che avrebbe saputo fare quanto necessario per rimediare ai problemi di molti. Alcuni comizi si sono svolti ai margini di un aereoporto e, dietro il suo palchetto, era ben visibile il suo grande aereo con una enorme scrittaTrump sul fianco.
Ma i suoi programmi economici esposti nei comizi contengono qualcosa che sta a mezza strada tra la tradizionale politica economica del partito repubblicano e quella del partito democratico. Di fatto, ha rimescolato tutte le carte della politica statunitense.
In tal modo hanno votato per lui alle primarie e voteranno alle elezioni di novembre anche tanti elettori, scoraggiati dalla politica, che non avevano mai votato, nè alla primarie, nè alle politiche, e questo è stato un suo biglietto da visita che ha convinto esponenti dell’establishment repubblicano, inizialmente ostili, a schierarsi poco per volta per lui.
Alcune sue affermazioni, come alzare un muro al confine col Messico o proibire l’ingresso di mussulmani, che hanno creato tanto scandalo anche in Europa, sono state l’oggetto di un recente sondaggio indipendente. Ebbene, non solo un’alta percentuale di chi ha votato per Trump si è detta d’accordo, ma anche un’alta percentuale di chi non ha votato per lui.
Ha anche ribadito varie volte che è ora di finirla, specie in politica, con il “politicamente corretto”, una ipocrita censura del dire (e non si puo’ dargli torto).
Durante uno dei primi dibattiti con tutti i candidati, Trump, seccato per la domanda di una giornalista, ha usato nei suoi confronti una espressione poco signorile ed anche questo ha scatenato un putiferio con l’accusa di disprezzare le donne. Ma a maggio ha accettato di farsi intervistare dalla stessa giornalista ed ha detto, tra l’altro, che la sua durezza nel rispondere, le sue espressioni non propriamente corrette erano volute, perchè convinto che erano necessarie per sbaragliare i tanti candidati che gli davano addosso.
Ma da candidato del partito repubblicano, potenziale presidente, sapeva bene che doveva cambiare registro.
Comunque, un risultato dei suoi toni forti è anche stato che televisioni, giornali e e siti internet hanno continuato e continuano a parlare di lui, cosa ch egli ha consentito di spendere meno degli altri in pubblicità televisiva.
Continua a dargli addosso, tuttavia, buona parte della stampa per la quale non lesina espressioni molto dure che nessun politico o candidato ad essere tale avrebbe mai osato usare, smascherando anche alcune falsità dette su di lui.
Da quanto precede si puo’ dedurre che si è mosso sino ad ora con astuzia ed intelligenza, che si puo,’ naturalmente, dissentire su tutto quel che afferma, ma che non è quel rozzo figuro ch ealcuni ritengono.
Di quanto pensa in politica estera si sa solo per qualche accenno che ha suscitato scalpore, come che bisogna dialogare con la Corea del Nord o ch egli Europei devono pagare per tutto l’apparato bellico statunitense schierato a difesa dei loro paesi.
Una cosa è certa: se eletto presidente, la politicae stera americana cambierà, e di molto. D’altronde, negli ultimi anni, essa è stata tentennante tra l’essere potenza dominante ed il desiderio di non essere troppo coinvolta militarmente dopo le catastrofi afgane e medio orientali, anche considerando le ambizioni della Cina. Per cui unavisione piu’ lucida della politica estera statunitense sarà necessaria, qualunque sia il futuro presidente.
Quanto all’Europa, imbambolata in se stessa, che lascia in cantina i luminosi ideal iche l’hanno creata e che ha nel vicino est alcuni dittatori, tali o potenziali, è bene che si dia una svegliatina, soprattutto se verrà elettoTrump.

Ettore Falconieri

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