In questi giorni appaiono (al solito) le anticipazioni sulla manovra e, con altrettanta puntualità, le indiscrezioni sulle modifiche alle pensioni.
Quest’anno i 5Stelle puntano a quello che è uno dei loro cavalli di battaglia: i tagli delle “pensioni d’oro” (definizione giacobina e aizzapopoli, che i media, se avessero spirito critico, dovrebbero rifiutare, come facciamo noi).
Ma loro agiscono alla loro maniera: più una mossa elettorale per dimostrare ai loro elettori di aver adempiuto alle promesse che una operazione seria e meditata.
Infatti quanto previsto (il taglio delle pensioni oltre i 4000 euro con riferimento al momento dell’andata in pensione) è inattuabile, incostituzionale e ingiusto.
Perché:
- essendo un taglio “tout court” viola il principio del diritto acquisito. Diritto, soprattutto nel caso delle pensioni “d’oro”discutibile quant’altri mai ma comunque esistente e vigente nel nostro diritto. Sarebbe stato molto più opportuna una misura quale quella attuata negli anni ’70: dare una parte delle pensioni retributive in titoli di Stato:
- la quantità del taglio si calcola in base alla differenza tra l’età legale della pensione e quella effettiva (pensioni anticipate).
- Invece il calcolo viene effettuato non sull’età legale di allora, ma su quella di adesso. Ciò non solo è palesemente incostituzionale perché viola il principio della retroattività della legge, ma anche palesemente ingiusto perché colpisce pensionati che sono andati in pensione attenendosi alle legge di allora
- con questo sistema di calcolo verrebbero privilegiati coloro per cui l’età legale della pensione era molto alta (magistrati, professori universitari) a scapito degli altri: altro che legge Fornero!
Insomma un gran pasticcio che rivela quello che è il problema di fondo del nostro sistema pensionistico: l’INPS non ha un euro di capitale di riserva e può pagare le pensioni solo con i contributi di chi ora lavora. Un sistema che regge sin tanto che i lavoratori sono più numerosi dei pensionati, altrimenti la coperta è troppo corta.
Un sistema ci sarebbe: quello che da sempre propone Libertates: ognuno si faccia la pensione in modo che possa andare in pensione quando e come vuole, incassando come rendita quanto pagato.
Allo Stato rimarrebbero tre compiti: controllare e garantire i conti degli istituti assicurativi (privati o statali non farebbe differenza), stabilire versamenti congrui perché ognuno possa avere una pensione decente (per evitare che uno prima spenda e poi si faccia mantenere), garantire una pensione decente a chi, per qualsivoglia motivo, non abbia potuto accantonare il necessario (per il principio di sussidiarietà).
Un sogno, forse, ma noi ci crediamo!
di Angelo Gazzaniga