Esisterebbero soluzioni semplici, a costo zero, autenticamente liberali per ridurre i costi della macchina pubblica: perché non se ne parla?
In Italia esistono (ultime statistiche) 8092 comuni.
Ciò significa: 8092 sindaci, 8092 vicesindaci, 8092 consigli comunali, 8092 sedi comunali, 8092 strutture amministrative eccetera. Un’autentica pletora di incarichi, di costi e di competenze.
Uno spezzettamento di enti (alcuni piccolissimi con non più di 300 abitanti) che crea tutta una serie di costi diretti e indiretti.
Costi diretti perché sono tanti gli stipendi, gettoni di presenza, sedi da mantenere e gestire; costi indiretti perché strutture spesso piccolissime faticano ad adempiere a tante incombenze burocratiche (pensiamo solo alle pratiche per i Rei, i redditi di inclusione sociale, che sono affidate ai singoli comuni) e a risolvere problemi spesso al di là delle loro possibilità economiche.
Spesso i comuni (specie i più piccoli) cercano una soluzione “fai da te”: consorziare alcuni servizi come acquedotto, vigilanza urbana, raccolta rifiuti, per ridurre i costi con economie di scala.
Ma perché allora non arrivare alla soluzione più semplice ed efficace: accorpare più comuni, centralizzando non solo i servizi, ma anche le strutture amministrative e decisionali?
Si otterrebbe così una maggiore efficienza con costi decisamente minori: i singoli ex comuni diverrebbero frazioni con piccole sedi comunali staccate. Pochi addetti potrebbero risolvere i problemi dei cittadini facendo da tramite con la struttura centralizzata: un po’ come le sedi decentrate e le zone dei comuni più grandi.
La Svizzera lo ha già fatto: in Canton Ticino 136 comuni sono stati ridotti a 28. Ognuno era libero di accorparsi con chi voleva, salvo decreto del governo cantonale in caso di mancata decisione.
Una soluzione che non costerebbe nulla, porterebbe addirittura a maggiori efficienze nei servizi, ma che non solo non è in programma, ma non è stata neppure mai proposta da alcuno in campagna elettorale.
Forse perché così si andrebbe a toccare quella zona grigia di piccoli interessi, affari incrociati, sottogoverno in cui prosperano tutti i partiti, nessuno escluso.
Sarà ancora e solo Libertates a continuare a proporre una riforma così utile e così necessaria?
di Angelo Gazzaniga