Ogni tanto riappare: riecco la proposta di tagliare l’indicizzazione delle pensioni al disopra di un certo livello.
Immediatamente si scatena la solita (e prevedibile) bagarre: chi sostiene che “le pensioni sono un impegno preso nei confronti dei cittadini e quindi si tratterebbe di un’autentica violazione di un diritto acquisito” e chi ritiene che “spendere 40 miliardi per le pensioni oltre i 3000 euro contro i 60 per tutte quelle al di sotto dei 1000 sia il solito privilegio di chi già ha di fronte a chi non riesce ad arrivare a fine mese”.
In un certo senso hanno ragione tutti e due (almeno in parte): le pensioni sono un diritto acquisito, ma è anche vero che in un periodo di crisi come questo aiutare chi è in difficoltà dovrebbe essere anche un sentimento di tutti.
Ma di che pensioni si parla? In verità facendo questi confronti si continuano a sommare mele e pere: le pensioni con metodo di calcolo contributivo o retributivo.
Infatti
- le pensioni calcolate con metodo contributivo sono quelle calcolate su quanto versato dall’assicurato: al momento dovuto si va in pensione con un reddito commisurato a quanto versato all’ente di previdenza. In questo caso hanno ragione coloro che parlano di “mettere le mani in tasca ai cittadini” perché la pensione non è che la rendita di soldi precedentemente versati
- le pensioni calcolate con metodo retributivo fanno invece riferimento a quanto guadagnato in media negli ultimi anni di lavoro: quindi se uno ha pagato pochi contributi ma negli ultimi anni ha avuto paghe molto alte riceverà una pensione decisamente maggiore di quanto ha effettivamente versato. In questo caso hanno ragione coloro che invocano un contributo di solidarietà in quanto si tratta di soldi che non sono stati precedentemente versati dall’assicurato, ma che vengono direttamente pagati dallo Stato.
Due sistemi diversi con costi a carico della collettività ben diversi…Un dilemma che rischia di essere sterile e di portare a discussioni infinite e per di più senza risultati
Per i Comitati sarebbe il caso di considerare un’ulteriore possibilità, tipica di un’economia liberale e diversificata come vorremmo fosse la nostra; una possibilità che sarebbe un’autentica rivoluzione e soprattutto un modo per assicurare più efficienza, equità e giustizia sociale a tutti:
- ognuno si crea liberamente un fondo pensione: versando tanto quando può o vuole e poco nei momenti difficili
- ognuno va in pensione quando vuole ricevendo la rendita nel frattempo accumulato
- compito dello Stato quello di garantire la stabilità e la sicurezza di queste assicurazioni (come avviene oggi con le assicurazioni obbligatorie sulle auto)
- lo Stato dovrebbe garantire una pensione minima ma sufficiente per vivere dignitosamente a tutti coloro che non hanno potuto accumulare una rendita adatta (prelevando un’aliquota dei versamenti di tutti i cittadini)
In questo modo si avrebbe un sistema contributivo veramente liberale e rispettoso dei diritti e delle libertà dei cittadini: trasparente e soprattutto senza pensioni riscosse indebitamente da certe categorie (o certi individui) a danno di chi ha sempre fatto il proprio dovere.
Angelo Gazzaniga