Le tasse sulla casa cambiano continuamente nome, aspetto e aliquote, ma in fondo restano sempre le stesse
Tutto questo balletto sulla Tasi (prima si toglie a tutte le prime case, poi si rimette solo per quelle di lusso) riesce a dimostrare una cosa: che la tassa sugli immobili viene considerata non come una vera tassa, (di cui ha il nome) ma come un’imposta patrimoniale.
Infatti se fosse una vera tassa dovrebbe essere semplicemente il corrispettivo dei servizi indivisibili forniti dal comune: vigilanza urbana, illuminazione e pulizia delle strade, urbanistica; tutti servizi che, non potendo essere suddivisi per singola utenza, vengono addebitati alle unità immobiliari.
Ed ecco come dovrebbe essere applicata la tassa secondo noi di Libertates:
- su tutti gli immobili indistintamente perché tutti usufruiscono dei servizi
- proporzionale al valore catastale dell’immobile (o meglio del valore commerciale) perché un immobile ha un valore maggiore (essendo in centro, vicino ad una fermata della metropolitana eccetera) anche perché fornito di migliori servizi
- di importo corrispondente ai costi sostenuti dal comune per la fornitura dei servizi, e non con un’aliquota stabilita in maniera univoca per tutto il Paese
Invece ha tutte altre caratteristiche:
- colpisce solo le seconde case, ritenute (a ragione o a torto) un segno di ricchezza
- vengono colpite anche le prime case purché accatastate come abitazioni di lusso: altro segno di ricchezza
- l’aliquota (salvo piccole variazioni) viene stabilita per legge indipendentemente dalle prestazioni fornite
- non esiste nessuna prova che il gettito di questa tassa venga utilizzato per fornire servizi, ma è considerato semplicemente un’entrata per i comuni che la possono utilizzare come vogliono
Sono, queste, tutte caratteristiche di un’imposta patrimoniale che colpisce la ricchezza in quanto tale: un’imposta che tende a redistribuire il reddito secondo un’ottica di tipo socialista anziché a coprire i servizi offerti dagli enti pubblici come vorrebbe una vera impostazione liberale.
Ecco quanto da sempre chiede Libertates: se vogliamo davvero fare una riforma della tassazione in Italia occorre innanzi tutto cominciare a chiamare le cose con il loro nome.
Angelo Gazzaniga