Dopo una lunghissima serie di tentativi durata almeno un anno e contante motivazioni si è arrivati al dunque con le banche.
Dopo tanto sfoggio di populismo gratuito perché (come abbiamo già scritto) il concetto stesso di extra profitto è tipico di un’economia pianificata in cui il governo decide a posteriori quale sia il giusto profitto: oltre questo limite scatta la tassazione, che si dovrebbe meglio chiamare confisca, perché ogni tassazione che si rispetti non può essere retroattiva.
Sarebbe sufficiente fissare un livello di tassazione progressiva molto ripida (cioè con aliquote molto alte per utili particolarmente alti): in questo modo si colpirebbero tutti gli utili molto alti indistintamente dal ramo di attività. Infatti perché le banche devono pagare gli extra profitti e le multinazionali dell’elettronica no?
A questo punto la montagna ha partorito il topolino. Non si poteva rinunciare per non perdere la faccia(e il consenso§) e allora si spaccia per tassa sugli extra profitti un contributo volontario che le banche danno allo stato salvo rivalersi tra un paio di anni con equivalenti sgravi fiscali: un prestito a tasso zero, altro che imposta sugli utili!
Come sempre sarebbe opportuno informare con chiarezza e non utilizzare sempre slogan: è questa la differenza tra l’uomo di stato (che cerca l’interesse di tutti) e il politico (che cerca il consenso)
di Libertates