A tutti noi capita di sognare ad occhi aperti: anche ad un liberale come noi che immagina la tassazione ideale (e che sa benissimo che resterà un sogno, soprattutto in Italia).
Tre tasse in tutto:
un’imposta sulla produzione (l’IVA – Imposta sul Valore Aggiunto) che sia:
- ad aliquota unica: la più bassa possibile (non dimentichiamo che in origine era stata ipotizzata un’aliquota del 12%) e senza tutte quelle diverse aliquote (in Italia ora sono 6) fonte di complessità (il pro-rata) e distorsioni (i libri stampati al 4% e gli e-book al 22%)
- che colpisca il minor numero di passaggi: sarebbe sufficiente escludere la vendita al dettaglio per ridurre drasticamente gli obbligati alla tenuta di libri contabili e i controlli
- che venga riscossa al momento del pagamento e non dell’emissione della fattura: ora se un cliente non paga per il creditore al danno (il mancato pagamento) si aggiunge la beffa (l’IVA comunque pagata) .
Un’imposta sui redditi:
- che colpisca tutti i redditi di qualsivoglia tipo e provenienza al momento della percezione e con uguale aliquota: pago le tasse in base al mio reddito e non in base alla provenienza (se investo in Bot pago il 12%, se investo in titoli il 27%, perché?) o peggio ancora in base a come li spendo (vedi redditometro o altro): i soldi guadagnati, una volta pagate le imposte, li posso utilizzare come e dove voglio in assoluta libertà
- che sia progressiva perché lo richiede il principio di sussidiarietà (se guadagno di più è giusto che ne dia una parte a chi è più sfortunato di me)
- che sia calcolata sul reddito effettivo: vengano cioè ammesse in toto le detrazioni per le spese effettuate: perché, ad esempio, le spese mediche si possono detrarre solo per una parte?
Una tassa sugli immobili che sia il corrispettivo di quanto gli enti pubblici forniscono ai proprietari, e quindi:
- una tassa uguale per ogni tipo di proprietà degli immobili: lo Stato fornisce gli stessi servizi in modo uguale sia alle prime che alle seconde case, perché tassare solo le seconde?
- Una tassa commisurata al valore commerciale dell’immobile: la casa che gode di più servizi (perché è in centro, perché è vicino alla metropolitana ecc ecc) vale di più e pertanto ecco un criterio automatico per la valutazione dei servizi offerti dallo Stato
- Una tassa di registro basata esclusivamente sul servizio offerto dallo Stato (registrazione e campagna del catasto): che significa pagare una tassa sulla vendita di un immobile? Se vendo azioni per acquistare un immobile non ho nessun reddito, solo un diverso impiego del denaro e perché dovrei pagare una tassa?
- Niente Tari, Tasi o altre tasse simili: se le prestazioni degli enti comunali sono di tipo generico (come la polizia urbana) sono comprese nella tassa unica, se sono di tipo individuale (come la nettezza urbana) vanno fatturate direttamente all’utilizzatore: perché pagare una tassa per i rifiuti e non una bolletta come per l’energia o l’acqua o il gas?
Un sistema del genere sarebbe molto più trasparente, semplice ed economico da applicare, onesto nei confronti dei contribuenti, ma presuppone un rapporto diverso tra cittadino e Stato (improntato alla fiducia reciproca e non al sospetto e all’inganno, situazione tipica del suddito) e soprattutto una burocrazia efficiente e trasparente: un sogno!
Ma adesso smettiamo di sognare e torniamo alla realtà: compilare moduli astrusi per pagare balzelli assurdi e spesso improduttivi anche per lo Stato: siamo in Italia|
Angelo Gazzaniga